In un trattato anonimo del Medioevo, intitolato De lingua, si trova una singolare teoria sull’origine del turpiloquio e della bestemmia. Eccola:
Esiste addirittura un trattato anonimo della seconda metà del xiii secolo, significativamente intitolato La lingua, completamente dedicato al tema della “lingua indisciplinata” e articolato in due distinte sezioni che toccano rispettivamente l’alimentazione e la parola. Gola e loquacità infatti non solo nascono dallo stesso organo, ma si alimentano reciprocamente: il cibo e il vino, ingurgitati in misura eccessiva scatenano un uragano di parole scomposte, che a sua volta provoca ulteriori libagioni, proprio come il vento e il mare si gonfiano a vicenda durante la tempesta; nel corso del pasto «la lingua, già scivolosa per natura perché collocata in un luogo umido, ma resa ancor più umida dal cibo e dal vino, diventa sempre più lubrica nelle parole, fino a provocare il disastro più completo». A questo punto non c’è limite alle parole sconvenienti: adulazioni, maldicenze, chiacchiere inutili, componenti abituali delle conversazioni a tavola, si trasformano gradualmente in scurrilità e oscenità, contumelie e risse e perfino in maledizioni e bestemmie; insomma, tutto il variopinto mondo delle “parole cattive” oltrepassa la soglia della bocca e dilaga liberamente» (Casagrande, C., Vecchio, S., 2000, I sette vizi capitali. Storia dei peccati nel Medioevo, Einaudi, Torino, p. 137).
Il turpiloquio sarebbe così direttamente connesso a uno dei sette peccati capitali: la gola. Si tratta di una teoria sicuramente bizzarra o almeno parziale. Come spiego, però, in questo articolo, nessuno finora ha saputo schizzare una teoria condivisa e comprensiva dell’origine del turpiloquio e della bestemmia. Impresa ardua, che si confonde probabilmente con l’origine della lingua stessa, anche questa avvolta nel mistero.