Può un errore di ortografia condurre una bambina di tredici anni a essere espulsa dalla propria scuola con pesanti ricadute anche sulla madre? Sì, come dimostra la vicenda di Faryal Tauseef, una ragazzina di 13 anni di famiglia cristiana che viveva ad Abbottabad in Pakistan.
Il caso risale a qualche tempo fa – settembre 2011 – ma vale la pena tornarci su per le implicazioni paradossali che da esso discendono.
Ecco i fatti.
Faryal Tauseef Bhatti frequenta la islamica Sir Syed High School di Havelian in Pakistan, città a sud di Abbottabad dove il 2 maggio 2011 forze speciali statunitensi hanno ucciso il leader di Al-Qaeda Osama Bin Laden in un raid improvviso celebrato in tutto il mondo. La ragazza sta sostenendo un esame in lingua urdu. Le viene chiesto di definire naat, una poesia in lode del profeta Maometto. Per un errore di ortografia o di trascrizione – su questo le fonti non sono ben chiare – la ragazza scrive lanaat (”maledizione”), parola considerata blasfema dagli insegnanti e dal direttore della scuola. La ragazza si difende dicendo che ha commesso un semplice errore. Gli insegnanti ribattono che la ragazza ha già nel passato mostrato tendenze blasfeme, spiegabili forse – e qui tento di interpretare il pensiero dei docenti – con il retroterra cristiano della giovane.
Fatto sta che la ragazza viene espulsa da scuola. La madre, che lavora come infermiera nella stessa città, è costretta a cercare lavoro altrove. Non solo. Faryal Tauseef viene incriminata per blasfemia, accusa che, in determinati casi può portare alla condanna a morte. La gente del posto e i dotti islamici locali manifestano contro di lei perché sentono profondamente offeso il proprio sentimento religioso. Questa zona del Pakistan è nota per le sue severe leggi anti-blasfemia, anche se raramente le sentenze di morte sono portate a esecuzione.
Non so cosa ne sia stato di Faryal Tauseef e della madre. Internet non mi consente di seguire l’evoluzione della storia. È probabile però che l’incriminazione non abbia avuto seguito e le due siano tornate a una situazione di quasi normalità. Almeno lo spero.
Questa storia insegna tante cose. Una di queste è che a volte un errore di ortografia, di pronuncia, di traduzione, dato il giusto contesto, può cambiare la vita delle persone o addirittura le credenze e le opinioni di grandi masse.
È il tema del mio prossimo libro in uscita a maggio per Stampa Alternativa. Avrò modo di ritornare sull’argomento. Nel frattempo, attenti a quel che dite o scrivete!