In un post precedente, ho proposto alcune riflessioni sulle dinamiche psicologiche sottostanti alcuni fenomeni del calcio contemporaneo, come l’accusa di tradimento rivolta dai tifosi del Napoli a Gonzalo Higuain dopo il trasferimento alla Juventus avvenuto nel 2016.
Qui voglio solo ricordare che, contrariamente a quanto potremmo pensare, simili comportamenti non sono tipici solo della nostra epoca, insieme globalizzata e nazionalista, ma anche del passato. Lo mette in evidenza Richard Mandell nel suo Storia culturale dello sport (Laterza, Roma-Bari, 1989), illustrando il caso di un certo Astilo. Con l’avvento di Alessandro Magno, osserva Mandell,
lo scadimento delle ambizioni politiche e la scomparsa di celebrazioni politiche dell’orgoglio locale portarono all’attribuzione di un maggior peso simbolico al vincitore di una gara sportiva. Il desiderio di risultati sportivi eccezionali portò a un più attento reclutamento, a un addestramento più meticoloso e razionale. Nacquero le categorie degli scopritori di talenti, degli allenatori, dei teorici delle prestazioni sportive e degli organizzatori – tutti vampiri pronti ad approfittare della situazione, isolando i loro protetti dal resto della società, per prepararli mediante diete speciali, droghe e lavaggio del cervello al raggiungimento del massimo delle prestazioni.
L’industria ellenica dello sport fu una risposta al non sradicabile desiderio greco di eroi in un’età in cui non c’era più uno spazio ad essi riservato, come vi era stato nelle epopee o nella politica prima di Alessandro. I professionisti e il loro seguito scendevano in pista a collezionare corone, trofei, fama nonché crediti da incassare una volta tornati a casa. Gli atleti più incostanti (o coloro che facevano loro da manager) venivano attratti a passare da una città all’altra.
Un corridore, certo Astilo di Crotone, vinse le corse sulla distanza di uno e due stadi in due successivi giochi olimpici, quelli del 488 e quelli del 484 a.C. Era un risultato straordinario. Con tutta probabilità indottovi dai sostanziosi finanziamenti del tiranno di Siracusa, partecipò ai successivi giochi olimpici (quelli del 480 a.C.) come siracusano. Arrabbiati per il suo tradimento i crotoniati distrussero una statua in suo onore e trasformarono in prigione la sua casa (pp. 63-64).
Certo, non è stata questa la sorte di Higuain, ma è interessante citare questi episodi, ancorché lontani nel passato, perché rivelano che le dinamiche psicologiche da me illustrate nel mio post precedente sono le stesse oggi come allora, a testimonianza di una costante universale dei comportamenti umani.