Sutherland, E., Sellin, T.
(a cura e con traduzione di Romolo Giovanni Capuano)
Il negro criminale
PM Edizioni, Varazze (SV),
pp. 138, 2019
I dati sulla criminalità rappresentano il pane quotidiano di criminologi, giornalisti, esperti di vario genere, gente comune. Se si vuole commentare un fatto di cronaca, si citano dati. Se si vuole sostenere una determinata tesi in ambito accademico, si producono statistiche.
Queste cifre servono a informare provvedimenti legislativi, sostenere decisioni governative, fornire un quadro di come vanno le cose in fatto di criminalità nei vari paesi. Non è esagerato dire che, senza statistiche, semplicemente non si potrebbe dire niente di sensato sul crimine e la criminalità.
Tuttavia, le statistiche della criminalità non “parlano da sole” e sono soggette a una serie di limiti e distorsioni che spesso non sono conosciuti dal pubblico, il quale ripone in quei numeri una fiducia quasi cieca. Attraverso la traduzione di alcuni brani classici di autori come Sellin e Sutherland, questo scritto intende far riflettere su come, nel passato, le statistiche abbiano creato lo stereotipo del “negro criminale” così come oggi creano lo stereotipo dello “straniero (immigrato) criminale”.
Una lettura attualissima per essere consapevoli delle distorsioni quantitative con le quali etichettiamo chi migra verso il ricco Occidente.