I commenti seguiti all’ultima giornata del campionato di calcio di Serie A 2020-2021 confermano la tendenza di tifosi, opinionisti ed “esperti” a indulgere in uno dei più vischiosi bias del pensiero: il cosiddetto cherry-picking. Questa fallacia logica (in inglese significa letteralmente “scegliere le ciliegie”) consiste nel selezionare solo le prove (le ciliegie) che confermano la propria tesi di fondo a scapito di quelle che la smentiscono, confezionandosi, così, una verità impermeabile a ogni informazione di senso contrario.
Il cherry-picking è una distorsione cognitiva piuttosto comune nei tifosi, i quali tendono a selezionare di una partita, solo gli episodi o i fatti che incoraggiano la propria visione del mondo, omettendo quelli che la contraddicono.
Esempio: dopo la mancata qualificazione in Champions League della propria squadra, dovuta all’inopinato pareggio con il Verona, diversi tifosi del Napoli hanno attribuito la responsabilità dell’accaduto non all’incapacità dei propri beniamini, ma alla vittoria ottenuta la settimana precedente dalla Juventus – diretta rivale per un posto nella principale competizione europea – contro l’Inter grazie a un rigore concesso nel finale alla squadra bianconera. “Se non ci fosse stato quel rigore” – hanno commentato tifosi e opinionisti napoletani – “il Napoli si sarebbe qualificato, pur pareggiando contro il Verona”.
Il cherry-picking è evidente dal fatto che Juventus-Inter è stata caratterizzata da diversi episodi arbitrali, favorevoli e sfavorevoli a entrambe le contendenti. Il fatto di selezionare solo la “ciliegina” più bella (più conveniente) a edificazione di una tesi precostituita è tipico della mente dei tifosi. Si potrebbe, poi, estendere la prospettiva e osservare come in un campionato abbiano luogo centinaia di episodi grandi e piccoli, ognuno dei quali può essere “colto” a dimostrazione di questa o quella teoria sul mondo del calcio.
Naturalmente, questa fallacia logica non è appannaggio di tifosi, opinionisti e giornalisti del Napoli, ma è diffusa in modo trasversale. Si può dire, senza tema di smentita, che non esiste tifoso appassionato che ne sia indenne. Del resto, tifo significa parzialità, settarismo, faziosità.
Il guaio è che per il tifoso il settarismo è oggettività, valore assoluto, indiscutibile. Un po’ come per il credente religioso che non ammetterà mai che la propria fede è relativa e che altri dei possano essere al pari del proprio.
Calcio e religione: due dimensioni apparentemente distanti anni luce, ma accomunate dalla medesima propensione irrazionale ad abbracciare la parzialità, facendola passare per verità assoluta.
Per chi volesse sapere di più sui bias della mente del tifoso, rimando al mio Hanno visto tutti! Nella mente del tifoso, Meltemi Editore, Milano, 2020.