Un curioso articolo del Corriere del Mezzogiorno del 25 luglio scorso segnala che a Baronissi, in provincia di Salerno, “sono apparsi volantini contro una badante di nazionalità russa” accusata di essere “una rovina-famiglie, una ruba-mariti”. I volantini mettono in guardia contro questa donna, nominata per nome e cognome, e riproducono il vecchio, ma sempre attivo, stereotipo della badante straniera che ruba i mariti delle italiane.
Questo tipo di narrazioni presentano una serie di caratteristiche costanti:
1) Innanzitutto, la “straniera” è sempre dotata di poteri misteriosi che la metterebbero in grado di irretire con il suo fascino lo sprovveduto italiano di turno. Questi poteri sono accresciuti dai tratti giocoforza “esotici” della donna e ricordano altre storie in cui lo straniero compare come truffatore e/o ipnotizzatore contro la cui volontà nessuno riesce a resistere (“Mi ha costretto a prelevare dieci milioni dalla banca e a consegnarglieli senza che io riuscissi a oppormi alla sua volontà”).
2) Dall’altra parte, l’italiano appare sempre come una sorta di vittima passiva e impotente del fascino della straniera e quasi mai è biasimato per il suo tradimento. Come dire: non posso fare niente contro simili poteri. L’italiano non ha colpe, viene “rubato”, “rovinato” insieme alla sua famiglia.
3) La moglie “derubata” appare sempre in prima linea nella lotta contro la traditrice e pare non avercela tanto con il marito, ma appunto con la straniera.
Sono evidenti le funzioni di queste storie:
1) Da un lato, colpevolizzare lo straniero, reso responsabile non solo della situazione economica e politica precaria in cui versa l’Italia, ma anche del suo sfascio morale e familiare. Il sottotesto è che, se non ci fosse l’immigrato (in questo caso, l’immigrata), le famiglie italiane sarebbero salde come rocce e niente e nessuno potrebbe destabilizzarle.
2) Dall’altro, deresponsabilizzare il maschio, mero oggetto passivo del desiderio erotico della donna esotica a cui non può resistere perché, si sa, il maschio è cacciatore e appena ha l’occasione…
3) Ancora, deresponsabilizzare la famiglia e i rapporti tra uomo e donna la cui complessità è ridotta alla pura “sfortuna” di aver incontrato una mangiauomini che non parla neppure italiano (o lo parla male, ma anche qui si sa che l’accento esotico fa stragi). Nessuna riflessione sul fatto che la situazione coniugale potrebbe essere già in pericolo per altri motivi, molto più ordinari dei presunti poteri fascinosi della badante maledetta.
4) Lenire i sensi di colpa e le angosce della moglie “derubata” del marito. Non è sua la colpa dello sfascio matrimoniale, non è del marito, non è di nessuno, se non della straniera che i due hanno avuto la sventura di incontrare sulla propria strada.
Penso che, in occasione di storie così ricorrenti, sia importante imparare a leggere le sottotracce, spesso retoriche e razziste, che le accompagnano. Basta un piccolo esercizio critico. Che però non siamo mai invitati a fare.