In un curioso articolo del 1996, intitolato “Sulla credenza secondo cui i dolori artritici sono collegati al tempo”, Redelmeier & Tversky analizzano scientificamente la credenza, ampiamente diffusa anche in Italia, secondo cui i dolori artritici aumentano in relazione alle condizioni del tempo. Esaminando un’ampia letteratura sull’argomento (le cui conclusioni saranno sostanzialmente confermate anche dalla letteratura successiva al 1996), i due studiosi evidenziano che la relazione tra intensità del dolore e condizioni climatiche non è provata da nessuno studio scientifico. Stando le cose in questo modo, perché tale credenza è allora così enormemente diffusa? Perché le persone tendono a rinvenire un rapporto significativo tra due fatti indipendenti l’uno dall’altro, fenomeno che in psicologia si chiama “apofenia”?
La letteratura rende noto che la gente tende spesso a individuare modelli e rapporti tra eventi casuali. È quanto avviene nel gioco del lotto allorché alcuni giocatori ritengono che il ritardo nell’uscita di un numero debba necessariamente significare che esso uscirà presto (in realtà gli esiti delle estrazioni sono tra loro indipendenti). O quanto avviene nel folklore europeo a proposito della luna piena e dell’insorgere di malattie psichiche (la luna non causa problemi psichici né scatena pulsioni omicide).
Questi fenomeni apofenici possono spiegarsi sulla base di alcuni fattori psicologici. Ad esempio, chi soffre di artrite e sente intensificarsi il dolore ha bisogno di una spiegazione per quanto gli accade e la credenza popolare nel ruolo del tempo può offrirgli una interpretazione facile da intendere. Un altro fattore è la cosiddetta “memoria selettiva”: chi crede nel ruolo del tempo può ricordare solo gli episodi in cui effettivamente il mutare del clima è coinciso con il mutare del dolore, dimenticando gli altri casi in cui i due fenomeni non presentano alcuna covariazione. È quello che succede anche ai clienti dei maghi che tendono a ricordare solo le volte in cui il mago “indovina” e a dimenticare tutte quelle in cui fallisce.
Il caso dei dolori artritici e del tempo è solo uno dei tanti in cui l’apofenia si manifesta nelle nostre vite. Spesso non ci rendiamo conto del fatto che le relazioni che individuiamo tra due fenomeni sono del tutto spurie, e continuiamo a prestarvi fiducia. In questo modo, però, incoraggiamo un modo di pensare superstizioso che ci incatena a ragionamenti falsi. Con il rischio di sprecare tanto tempo a fare e pensare cose inutili.
Lo sa dottore, al di là della imprecisa e mal definita coesistenza nell’uomo della contrapposizione ragione-cuore, così iscritta al nostro immaginario, il vero dualismo nella più profonda “percezione” umana (e che lei non manca di sottolineare) é quello tra il tentativo di descrivere la realtà usando un metodo e la continua invasione di questo da parte di fenomenologie culturali che traggono fonte da antichi adattamenti biologici selezionati. In altre parole siamo scimmie glabre ed apofeniche, non possiamo farne a meno, il pensiero scientifico-razionale é una (sana) forzatura che, sostanzialmente, non ci appartiene. Continuando ad esercitare un punto di vista evolutivo ma allargato sarà interessante verificare se la razionalità forzosa ci salverà, alfine, dalla deplezione di risorse planetarie che stiamo attuando o prevarrà la scimmia ancestrale. Cari saluti.
“Siamo scimmie glabre e apofoniche”. Mi piace!