È stato durante il Ted Talk del 2014, intitolato “I’m not your inspiration, thank you very much” e pronunciato poco prima della morte a soli 32 anni, che Stella Young, attivista australiana per i diritti dei disabili, scrittrice e comedian, ha pronunciato il termine inspirational porn, diffusosi da allora nel mondo della disabilità per indicare un atteggiamento che oltraggia la persona con disabilità come, e forse più, delle tradizionali offese che, da secoli, la bersagliano.
L’atteggiamento inspirational porn, (“porno motivazionale”, in italiano) è quello per cui se una persona con disabilità riesce a diplomarsi, a fare sport, ad avere una famiglia o a fare qualsiasi altra cosa che fa una persona normodotata è giudicata “speciale”, straordinaria, coraggiosa, un’eroe/eroina e fonte di ispirazione per altri.
Questa immagine superomistica delle persone con disabilità è particolarmente coltivata dai media che amano diffondere video e foto di persone con sindrome di down che si laureano, atleti senza gambe che vincono medaglie, persone autistiche che scrivono libri o svolgono complessi calcoli matematici per poi proporli come testimonial di consumi o di campagne prosociali.
Come dice Stella Young, avere una disabilità non è una cosa brutta, non è né una malattia né una patologia, è semplicemente una condizione. Al tempo stesso, non è nemmeno qualcosa che rende eccezionali, straordinari. È una condizione che impone alla persona con disabilità di far fronte alla vita secondo determinate modalità che non dipendono esclusivamente da lei, ma dalla società che la circonda. Dal modo in cui questa reagisce alla disabilità, può dipendere una vita vissuta in modo degno oppure no.
Il porno inspirational oggettifica la disabilità, convertendola in un’opportunità motivazionale, rivolta in particolare alle persone normodotate affinché possano, per confronto, trarre ispirazione da essa per avere successo nella vita. Il senso del messaggio pornografico è: «Se ce l’ha fatta lui/lei, posso farcela anch’io» oppure «Anche se le cose mi vanno male, c’è chi sta peggio di me!». Tutto questo genera un “effetto contrasto” che viene, consapevolmente o inconsapevolmente, adoperato dai normodotati per conferire un significato al proprio agire e per automotivarsi in vista del raggiungimento di determinati traguardi.
Il punto è che questo atteggiamento alimenta pietà e commiserazione nei confronti delle persone con disabilità, ridotte ad una sorta di sponda motivazionale per incoraggiare chi disabile non è. Un atteggiamento niente affatto dissimile da quello di chi offende le persone con disabilità e le taccia di inferiorità. L’inspirational porn tratta le persone con disabilità come persone utili alla causa dei normodotati e niente più. Inoltre, come osserva Iacopo Melio nel suo ultimo libro È facile parlare di disabilità (se sai davvero come farlo) (Erickson, Trento, 2022, p. 38), la “specialità” delle persone disabili «non fa altro che evidenziare ancora una volta la diversità, enfatizzando una positività discriminatoria».
L’inspirational porn è un atteggiamento vivo oggi più che mai, particolarmente inquietante perché condiviso da persone “ben intenzionate” che non credono di fare del male a nessuno se si rivolgono a una persona disabile etichettandola come “speciale” o “coraggiosa”. Di qui la necessità di un linguaggio realmente inclusivo che eviti la doppia trappola delle parole crassamente oltraggiose e dei discorsi che influenzano a spese degli altri. Si tratta di una forma insidiosa di discriminazione che probabilmente, se fatta rilevare, susciterebbe una reazione negativa nei benpensanti. Ma si sa che di buone intenzioni è lastricato l’inferno.
Il discorso di Stella Young è visibile e ascoltabile qui su YouTube.
Qui è possibile leggere la traduzione sul sito di Fabrizio Acanfora.