Nel senso comune, è molto forte l’idea che alcune condotte devianti sono istigate da motivazioni potenti o impulsi irresistibili e patologici che, seppure fossero interdetti, troverebbero comunque modi alternativi di esprimersi.
Si pensi, ad esempio, al suicidio. Un aspirante suicida particolarmente disperato – tendiamo a ragionare – riuscirebbe sempre a trovare un modo di uccidersi, per cui sarebbe inutile precludergli l’accesso a determinati mezzi. Il suicidio non dipende da situazioni e opportunità, ma dalla motivazione suicidaria che, se potente, supererebbe qualsiasi ostacolo.
Un altro esempio è fornito dalla cosiddetta scatologia telefonica, la propensione di alcuni individui a fare telefonate oscene ad estranei (soprattutto), ansimando o rivolgendo epiteti degradanti al destinatario al fine di trarre eccitazione sessuale. Questa forma di parafilia – per usare un termine tecnico – nota anche come “filia telefonica” o “telescatofilia”, risponderebbe a un impulso patologico imperioso che si impone al “telefonista” in maniera morbosa e irrefrenabile. “È più forte di loro.”, afferma il senso comune, “Sono malati. Non riescono a farne a meno”.
Questa prospettiva presuppone che chi è “affetto” da questa parafilia tenderà ad assecondarla, qualunque siano gli impedimenti che incontrerà. La propensione all’eloquio osceno è considerato un desiderio dispotico che deve essere scaricato idraulicamente allo stesso modo di un desiderio sessuale. Incidentalmente, questa condotta configura anche un reato. L’art. 660 del nostro codice penale recita, infatti, che “chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a euro 516”.
Ma è vero che condotte come il suicidio e la scatologia telefonica sono incontenibili e che, quindi, non c’è nulla da fare per fermarle, se non esercitare un controllo saldo e costante sui loro autori?
La storia della devianza ci insegna che le cose non stanno in questi termini e che la commissione di molti reati, anche apparentemente irrefrenabili, dipende dalle opportunità che si presentano ai loro autori. Eliminando queste opportunità si riduce il numero di coloro che li compiono. Ritorniamo all’esempio del suicidio.
Nel decennio 1950-1959, in Inghilterra e Galles, quasi il 50% dei suicidi si uccideva inalando il monossido di carbonio presente nel gas domestico. Tra il 1963 e il 1975 il numero annuo di suicidi mostrò un repentino quanto inatteso declino, passando da 5.714 a 3.693 in un periodo in cui i tassi di suicidio aumentavano in tutta Europa a causa della depressione economica. Quale fu la ragione di tale improvviso calo? Sorprendentemente, esso fu provocato dalla progressiva sostituzione del monossido di carbonio con il gas naturale del mare del Nord negli ambienti domestici. Se nel 1963, il 40% dei suicidi avveniva tramite inalazione di monossido di carbonio, nel 1975 questa modalità di suicidio era praticamente sparita dalla circolazione.
I più pessimisti ritengono che ridurre una opportunità di suicidarsi o di commettere un reato non serve perché semplicemente gli aspiranti suicidi o rei si “sposteranno” da un’altra parte. Per la precisione, secondo la teoria del displacement (spostamento) la criminalità può spostarsi in cinque modi:
- Spostandosi da un’altra parte (geografico).
- Modificando l’arco temporale di esecuzione del reato (temporale).
- Cambiando il bersaglio (bersaglio).
- Cambiando il modus operandi (tattico).
- Scegliendo di commettere altri reati (tipo di reato).
Ebbene, nel caso dei suicidi, il fatto interessante fu che, a dispetto dei pessimisti, non vi fu lo spostamento tanto temuto: il suicidio con il gas non fu rimpiazzato da altri metodi. Gli aspiranti suicidi non scelsero altri metodi perché avevano serie controindicazioni. L’overdose di farmaci obbligava ad ingoiare un gran numero di pillole ed era molto meno letale del monossido di carbonio. L’impiccagione richiedeva più pratica e soprattutto più coraggio. L’utilizzo di un’arma da fuoco richiedeva la disponibilità di un’arma, la capacità e il coraggio di saperla usare ed inoltre poteva causare deturpazioni del viso e del corpo. Il gas domestico, invece, non provocava dolore ed era altamente letale. Per questo era il metodo preferito dagli aspiranti suicidi. Né dovrebbe sorprendere il fatto che quando questa opportunità fu rimossa i tassi di suicidi diminuirono.
Un discorso simile può farsi per la scatologia telefonica. A dispetto delle formule psichiatriche sulla irresistibilità di questa condizione, la prima introduzione in commercio del servizio di identificazione del chiamante (nel New Jersey durante il decennio 1980-1989) ridusse di un quarto il numero delle telefonate oscene. La strategia di riduzione dell’anonimato improvvisamente fece ridurre il numero dei “maniaci telefonici”. L’invenzione del cellulare, con la possibilità di identificare immediatamente il numero del chiamante, ha permesso di ridurre la frequenza di questa condotta deviante, sebbene, come è noto, sia possibile in parte aggirare l’ostacolo. Anche in questo caso, non sono noti effetti di displacement eclatanti. Del resto, è proprio l’anonimato la condizione eccitante che spinge lo scatologo telefonico a chiamare.
Incidentalmente, il cellulare ha permesso di ridurre quasi a zero un altro comportamento deviante, fino a qualche anno fa piuttosto diffuso tra i dipendenti pubblici: l’uso privato del telefono d’ufficio, che, fra l’altro, configura il reato di peculato (art. 314 codice penale). La disponibilità di tariffe economiche consente ormai a tutti di fare un numero infinito di telefonate, senza la necessità di avvalersi di altri mezzi per risparmiare. Si può ben dire, che l’invenzione del cellulare ha consentito, sebbene non intenzionalmente, di ridurre fortemente due condotte devianti un tempo piuttosto frequenti e biasimate.
La storia del suicidio in Gran Bretagna ci insegna che non è affatto vero quanto un secolo di criminologia psichiatrica ci ha insegnato e cioè che determinate condotte sono causate da impulsi irresistibili che niente, se non il contenimento fisico del deviante, può fermare. Talvolta, eliminare un’opportunità significa rimuovere o ridurre fortemente la probabilità di una condotta criminale, senza timore di effetti di displacement.
È su questi fondamenti che si basa uno degli orientamenti più noti della criminologia contemporanea: la situational crime prevention.