Sindemia: tra medicina e sociologia

Solitamente, le malattie sono percepite come fenomeni circoscritti che capitano a singoli individui indipendentemente da altre condizioni. Questa visione ingenua cela il fatto che sovente le malattie interagiscono con altre condizioni patologiche, in contesti sociali definiti, in presenza di variabili non esclusivamente morbose, ma psicologiche, antropologiche, urbane, politiche ecc.

Di questa dimensione complessa tiene conto l’antropologo statunitense Merrill Singer, che ha coniato il termine “sindemia”.

Per Singer, la sindemia è definibile come

l’aggregazione di due o più malattie o altre patologie in una popolazione in cui esiste un certo livello di interfaccia biologica o comportamentale dannoso che inasprisce gli effetti negativi sulla salute di una o tutte le patologie coinvolte.

La sindemia implica

un’interazione nociva di malattie di tutti i tipi (ad esempio, infezioni, malattie croniche non trasmissibili, problemi di salute mentale, disturbi comportamentali, esposizione a sostanze tossiche e malnutrizione). È più probabile che emerga in condizioni di disuguaglianza sanitaria causata da povertà, stigmatizzazione, stress o violenza strutturale a causa del ruolo di questi fattori nell’aggregazione e nell’esposizione alle malattie e nell’aumento della vulnerabilità fisica e comportamentale.

Il concetto di sindemia è, dunque, il riconoscimento del ruolo fondamentale che le condizioni sociali e le interazioni tra queste e le malattie hanno nel contribuire alla formazione, all’aggregazione e alla diffusione delle patologie.

Lo sguardo sindemico travalica i comuni concetti medici di comorbidità e multimorbidità perché comprende le conseguenze sulla salute delle interazioni identificabili tra malattie e i fattori sociali, ambientali o economici che promuovono l’interazione e aggravano la malattia.

Per Merrill, la sindemia, intesa anche come “aggregazione dii problemi sociali e sanitari a livello demografico”, e identificabile tramite tre criteri:

  1. due (o più) malattie o patologie si aggregano all’interno di una data popolazione;
  2. fattori contestuali e sociali creano le condizioni in cui due (o più) malattie o patologie si aggregano;
  3. il raggruppamento di malattie determina interazioni nocive tra malattie, sia biologiche che sociali o comportamentali, aumentando il carico sanitario delle popolazioni colpite.

In sintesi, ciò vuol dire che, per valutare correttamente l’andamento di una qualsiasi malattia è necessario prendere in considerazione la concomitanza di varie condizioni morbose in interazione con un complesso di variabili socio-economiche (densità demografica, livello igienico-sanitario, istruzione, indice di povertà, livello di diseguaglianza socio-economica, efficienza dei servizi sociali e socio-sanitari) che non rappresentano banalmente elementi di correlazione, ma contribuiscono fortemente all’inasprimento della/e patologia/e.

Prendiamo il caso della pandemia da SARS-CoV-2. È ormai noto che il suo andamento ha risentito del differenziale di accesso di alcuni strati della popolazione ai servizi sanitari e alle relative cure, dell’interazione della pandemia con preesistenti patologie (cardiache, circolatorie, tumorali) e della estrema difficoltà a curare quest’ultime durante la fase più virulenta del SARS-CoV-2 a causa della “centralità esclusiva” assunta dal virus.

La pandemia ha colpito in maniera particolare i soggetti in età geriatrica, i più fragili e quanti erano affetti, appunto, da patologie pregresse. È stata affrontata, infine, in maniera diversa in luoghi diversi con conseguenze sociali diverse.

Insomma, quello di “sindemia” è un concetto “olistico” e “complesso”, che non può non interessare il sociologo in quanto emancipa il concetto di “malattia” dalla sua dimensione esclusivamente medica, conferendole numerosi altri significati di indubbio rilievo sociologico.

È per questo che dovrebbe trovare costante impiego in sociologia e in medicina, discipline che non possono più continuare a viaggiare su binari paralleli destinati a non incontrarsi mai.

Fonte:

Singer M, Bulled N, Ostrach B, Mendenhall E., 2017, “Syndemics and the biosocial conception of health”, Lancet, 389, 10072, pp. 941-950.

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