Antesignani dei contemporanei stadi calcistici sono gli sferisteri, impianti sportivi per il gioco del pallone, risalenti al XVII secolo, ma divenuti popolari nel XIX. Gli sferisteri, ancora oggi esistenti, avevano l’obiettivo di liberare le piazze e le strade da giocatori e pubblico, limitandone la presenza ad aree delimitate. Rispondevano, dunque, soprattutto a un bisogno di ordine pubblico, di disciplina, di controllo, non diversamente dai moderni stadi. Si legga al riguardo la seguente testimonianza:
Nel 1804 nell’approvare il progetto per la costruzione dello sferisterio di Perugia, Pio VII dichiara che il suo scopo principale è non solo quello di offrire «decoro al paese» ma, soprattutto, di assecondare «la quiete pubblica, il buon ordine». Nondimeno, se si vanno a esaminare le motivazioni che nei vari contesti favoriscono la costruzione degli sferisteri, ci si rende conto che la preoccupazione delle autorità è quella di assicurare l’ordine pubblico. Ripetute sono infatti le prescrizioni affinché il gioco «mai offra occasione di scandalo e inquietudine, anzi viemmaggiormente possa produrre gli effetti che si desiderano, cioè di un utile e piacevole esercizio ai giovani, e di grato spettacolo agli astanti». Viene proibito «Qualunque litigio, clamore e sconcezza […] sia ai giocatori che agli spettatori» e si fa divieto ai primi «di uscire in detti o atti indecenti e offensivi». Per quanto riguarda il contegno del pubblico se si consente «di applaudire i giuocatori con Evviva e Battute di Mano» si vieta però «di offendere alcuni di essi con fischi e gesti ingiurianti».
Le motivazioni non sembrano molto dissimili da quelle contemporanee, compresa la preoccupazione per offese e contumelie che tanto spazio hanno oggi in termini di razzismo e discriminazioni territoriali. Addirittura, si aveva una speciale attenzione al comportamento nei confronti degli stranieri:
L’osservanza di tali norme di contegno è particolarmente raccomandata allorché nello sferisterio intervengono giocatori «forastieri». In quelle occasioni – statuiscono ancora i regolamenti – «sarà obbligo dei giuocatori paesani […] usare a essi i riguardi […] della ospitalità. (Dietschy, P., Pivato, S., 2019, Storia dello sport in Italia, Il Mulino, Bologna, p. 38).
Come si vede, le inquietudini di oggi non sono affatto diverse da quelle di ieri. Anche se lo sferisterio si chiama stadio.
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