“Le donne sono più brave degli uomini a vedere volti umani dove non ci sono”. È questa la conclusione di un recente quanto interessante studio condotto da una equipe dell’Università Milano-Bicocca, composta da Alice Proverbio e Jessica Galli, e pubblicato sulla rivista Social Cognitive and Affective Neuroscience (maggio 2016). La ricerca è stata compiuta su 26 studenti destrimani a cui sono state mostrate immagini di animali alternate a immagini di oggetti familiari, volti e volti-tra-oggetti (faces-in-things, FITS secondo un recente acronimo). Studiando i movimenti dei neuroni impegnati nella attività di riconoscimento visivo tramite una sofisticatissima cuffia munita di 128 elettrodi, le ricercatrici hanno notato una più marcata tendenza delle donne ad antropomorfizzare le immagini degli oggetti. Tale esito è una interessante indicazione dell’esistenza di un probabile diverso orientamento pareidolico tra uomo e donna. Sarebbe interessante verificare l’esistenza di differenze simili tra altre categorie di persone, ad esempio giovani vs. vecchi, individui appartenenti a culture differenti ecc. Questa ricerca apre la strada a uno studio neuroscientifico della pareidolia, fenomeno finora studiato più dal punto di vista psicologico, sociologico e antropologico che delle hard sciences.
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