Tutti conoscono la famigerata frase «Se non hanno più pane, che mangino brioche» («S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche»), attribuita alla regina di Francia Maria Antonietta (1755 – 1793) che l’avrebbe pronunciata in riferimento alla fame sofferta dal popolo francese durante una rivolta per la mancanza di pane. La frase è passata alla storia per il suo cinismo e per lo scollamento che manifestava tra il mondo degli aristocratici e quello del popolo minuto. “Il sazio non crede al digiuno” potrebbe essere il suo equivalente italiano, perché è vero che chi non ha mai patito la fame non riesce nemmeno a immedesimarsi in chi con la fame combatte ogni giorno. Del resto, questa mancanza di empatia è tipica di mille situazioni della vita quotidiana. Chi non è mai stato costretto a emigrare non riesce a mettersi nei panni di chi emigra e chi non ha mai avuto una disabilità può arrivare a percepire come un “sopruso” l’esistenza di parcheggi per disabili.
Fatto sta che a pronunciare la terribile frase non fu certamente Maria Antonietta. Lo sappiamo perché la stessa frase si trova già nel Libro VI della prima parte delle Confessioni del filosofo ginevrino Jean-Jacques Rousseau (1712 – 1778); prima parte composta tra il 1766 e il 1770, quando Maria Antonietta aveva tra gli 11 e i 15 anni. L’austriaca Maria Antonietta, inoltre, giunse in Francia solo nel 1770. Non solo. Nelle Confessioni, Rousseau contestualizza la frase nel 1741, quando Maria Antonietta non era ancora nata, allorché si trovava da Madame de Mably, di cui, come gli capitava spesso quando veniva ospitato da una donna, si era innamorato. Un giorno, volendo bere e non potendo fare a meno di bere senza mangiare, desiderò avere un po’ di pane, che, però, non poteva comprare direttamente in panetteria, essendo vestito come un signore. Ecco la situazione come la descrive il filosofo:
Disgraziatamente non ho mai potuto bere senza mangiare, come fare per avere del pane? Mi era impossibile metterne da parte, farne comperare dal cameriere era svelarmi e quasi insultare il padrone di casa. Comperarne io stesso non osai mai. Un bel signore con la spada al fianco che andava da un fornaio a comperare un pezzo di pane, era mai possibile? Alla fine mi ricordai di una grande principessa alla quale dicevano che i contadini non avevano pane, e che rispose: «Mangino brioches». Comperai la brioche. Ancora quante storie per giungere a questo. Uscito solo a questo scopo percorsi alcune volte tutta la città e passai davanti a trenta pasticcerie prima di entrare in una. Bisognava che non vi fosse una sola persona nel negozio e che il suo aspetto mi attirasse molto perché io osassi varcare la soglia. Ma poi, una volta avuta la mia cara piccola brioche, quando ben chiuso nella mia camera andai a trovare la mia bottiglia in fondo a un armadio, che belle bevutine facevo là tutto solo, leggendo alcune pagine di romanzo! Infatti leggere mangiando fu sempre la mia passione in mancanza di un a due. È sempre l’aiuto della compagnia che mi manca. Divoro alternativamente una pagina e un boccone: è come se il mio libro pranzasse con me (Rousseau, J.-J., 1972, Opere, Sansoni, Firenze, p. 898).
Se non fu la regina di Francia a pronunciare la frase maledetta a chi attribuirla? Chi è la “grande principessa” di cui parla Rousseau? La storica Antonia Fraser la identifica in Maria Teresa d’Austria (1638-1683), moglie di Luigi XIV. Il saggista Paul Johnson, invece, sostiene che fu tutta un’invenzione di Rousseau. Sappiamo, intanto, che l’attribuzione a Maria Antonietta risale non all’epoca della Rivoluzione Francese, ma al numero di aprile del 1843 (50 anni dopo la sua morte), della rivista satirica «Les Guêpes» («Le vespe») di Alphonse Karr, giornalista francese noto per il suo umorismo satirico. In questo numero si legge:
On se rappelle quelle indignation on excita, dans le temps, contre la malheureuse reine Marie-Antoinette, — en faisant courir le bruit – que, entendant dire que le peuple était malheureux et qu’il n’avait pas de pain, — elle avait répondu: eh bien! qu’il mange de la brioche. — Le hasard m’a fait un de ces jours derniers rencontrer un livre daté de 1760- où on raconte le même mot d’une duchesse de Toscane, -ce qui me paraît prouver à peu près que le mot n’a pas été dit par Marie-Antoinette, mais retrouvé et mis en circulation contre elle.
Come si vede, già Alphonse Karr mette in dubbio che la frase sia da attribuire a Maria Antonietta, definita “regina sfortunata”.
Insomma, Maria Antonietta sembra sia vittima di una fake news, ed è curioso che nonostante l’attribuzione sia stata ripetutamente smentita, essa continui a vivacchiare nel senso comune a scapito della reputazione della monarca francese. Il meccanismo funziona ancora oggi, esacerbato da Internet e dai Social che diffondono alla velocità della luce attribuzioni errate e reputazioni macchiate.
È probabile che ognuno di noi sarà in futuro ricordato per qualcosa che non ha mai detto. Maria Antonietta farà compagnia a tutti noi.