Quelle leggi che discriminavano i brutti

Bruttezza e deformità possono essere bandite per legge dalla società? Negli Stati Uniti del XIX secolo, varie norme approvate in più stati e passate alla storia con il nome di Ugly Laws proibirono alle persone disabili e “indegne” di apparire in pubblico, bandendole di fatto dalla società civile.

Questa giurisprudenza discriminatoria susciterebbe oggi enorme scandalo. Alla fine del XIX secolo, tuttavia, questi provvedimenti vennero approvati senza eccessive opposizioni, anche perché rispondevano a un particolare ethos del tempo, ancora oggi presente in parte nel nostro immaginario.

Lo scopo delle Ugly Laws, infatti, era quello di liberare le strade pubbliche dal “deplorevole spettacolo” di mendicanti e accattoni che “intasavano” le strade in cerca di elemosina e che esibivano le proprie “deformità” per attirare la generosità dei passanti. Alcuni di essi erano anche accusati di esagerare le proprie deformità o di infliggersi ferite ripugnanti pur di far breccia nel cuore delle persone. Altra convinzione dell’epoca era che la vista di individui deformi costituisse un serio pericolo per la salute delle “signore di costituzione delicata”.

Le Ugly Laws non prendevano di mira ogni categoria di disabili, ma solo chi non disponeva di un lavoro e non si impegnava a trovare un’occupazione regolare. Più che le deformità fisiche, quindi, questi provvedimenti sanzionavano lo status sociale ed economico di poveri e indigenti affetti da disabilità. Nel XIX secolo, infatti, era molto comune subire un infortunio menomante o una mutilazione durante la guerra. Anzi, talvolta, un dito in meno, a causa di un incidente sul lavoro, poteva essere il segno di un’apprezzata esperienza lavorativa. Allo stesso modo, una menomazione conseguita in guerra era il segno più evidente che chi ne era afflitto meritava di beneficiare di misure di previdenza sociale, tra cui la pensione di invalidità, a differenza dei cosiddetti “unworthy poor”.

In definitiva, si possono definire le Ugly Laws del XIX secolo come dei provvedimenti classisti più che ostili alla disabilità in quanto tale.

Paradossalmente, l’epoca delle Ugly Laws fu anche l’epoca dei Freak Show, le esibizioni spettacolari di “scherzi della natura” di cui erano pieni i circhi del tempo; ulteriore conferma del fatto che la disabilità “socialmente produttiva” non era avversata, ma incoraggiata.

Potremmo pensare che le leggi “contro i brutti” siano una cosa del passato. In realtà, a Chicago, ad esempio, esse sono rimaste in vigore fino al 1973 e anche in Italia non possiamo non ricordare le decine di ordinanze sindacali che di recente hanno colpito mendicanti e senzatetto e che, per un certo periodo, hanno rappresentato il fiore all’occhiello delle politiche di molti amministratori locali.

Parallelamente, i criteri estetici della nostra società occidentale sono diventati sempre più esigenti. È raro che uno di noi sia davvero “brutto”. In compenso, aumentano i casi di body shaming per “difetti fisici” che un tempo non sarebbero stati concepiti come tali. Come è evidente, le idee di bellezza e bruttezza cambiano da un’epoca all’altra. Ciò che non sembra cambiare è l’odio che alcuni esseri umani amano esibire per l’aspetto fisico di altri esseri umani.

Risorsa:

DISEASED, MAIMED, MUTILATED: CATEGORIZATIONS OF DISABILITY AND AN UGLY LAW IN LATE NINETEENTH-CENTURY CHICAGO

Adrienne Phelps Coco

Journal of Social History, Vol. 44, No. 1 (agosto 2010), pp. 23-37

Oxford University Press

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