Immaginate di scrivere una storia e che questa storia si diffonda e acquisti popolarità. Improvvisamente vi viene chiesto da quale fonte abbiate tratto il racconto. Rispondete esterrefatti che è una vostra invenzione. Non siete creduti, siete invitati a dire la verità. Ma avete detto la verità. Per gli altri non è sufficiente. Scoprite allora che la vostra storia ha acquistato una vita propria, che può fare a meno di voi, che non ha bisogno più di un autore. Se pensate che queste cose possano accadere solo nei film, vi sbagliate. Sono accadute allo scrittore gallese Arthur Machen (1863-1947) con il suo racconto Gli angeli di Mons di cui offro con questa traduzione e una mia postfazione il testo in italiano per i tipi della Mattioli 1885.
Concepita sul fondale degli accadimenti della prima guerra mondiale, la prima guerra tecnologica e burocratica della storia, l’opera di Machen si inserisce nel contesto di uno degli episodi più famosi della guerra: quello della ritirata delle truppe britanniche da Mons, cittadina mineraria francese ai confini con il Belgio, in seguito al primo scontro tra inglesi e tedeschi. Lo scrittore gallese, stimolato dai resoconti giornalistici del conflitto, immaginò che, nel corso della battaglia, gli inglesi, in procinto di essere spazzati via dall’esercito tedesco, di molto superiore, fossero stati soccorsi da una milizia divina composta dagli arcieri che combatterono ad Agincourt, durante la Guerra dei cento anni, e capitanata da San Giorgio, patrono dell’Inghilterra. Machen riesce a rendere in maniera molto vivida le condizioni disperate dell’esercito britannico e dettaglia con maestria narrativa i particolari dell’intervento soprannaturale attingendo alle sue profonde conoscenze storiche e mitologiche.
In seguito, con grande sorpresa, Machen apprese che il suo racconto era già noto a molti combattenti, non perché l’avessero letto, ma perché ne circolava una versione secondo cui degli angeli erano apparsi a difesa dell’esercito britannico sul campo di battaglia di Mons. In sostanza, era accaduto che, passando di bocca in bocca, il racconto di Machen aveva dato origine, attraverso distorsioni e cambiamenti di contenuto e di tempo tipici delle narrazioni orali, ad una storia che molti credettero effettivamente accaduta e che, per molti anni, anche dopo la fine della guerra, ossessionò il folklore europeo. Machen ebbe enormi difficoltà a far comprendere che tutto era partito dalla sua narrazione e, nonostante scrivesse un’introduzione dedicata a chiarire il corretto svolgimento dei fatti, non fu mai pienamente creduto. In altre parole, il mito aveva avuto la meglio sull’atto creativo. Da segnalare che questo è uno dei pochissimi casi in cui si conosce l’origine di una leggenda bellica. Un fatto che ha un certo rilievo sociologico: basti pensare che oggi è difficilissimo individuare la fonte delle cosiddette leggende metropolitane, che sono sempre narrate da un amico dell’amico, ma di cui è virtualmente impossibile ricostruire il percorso divulgativo a ritroso.
Vi invito a una lettura breve quanto coinvolgente, in cui la realtà fagocita la fantasia e diventa fantastica. Un racconto incredibile di un maestro dell’incredibile che ispirò anche Alfred Hitchcock. Perfetto per il Natale. E per tutti i mesi dell’anno.
Salve,
è sempre bello poter leggere di Machen, questo sconosciuto…
Per quanto riguarda il racconto, mi trovo d’accordo con quanto dice l’autore stesso nell’introduzione che fu costretto a scrivere: si tratta sostanzialmente di «an indifferent piece of work», da leggere nel contesto della Prima guerra mondiale. Non è tra le mie opere preferite del gallese.
Preferisco di gran lunga l’introduzione, in cui spiega come si sia effettivamente arrivati alla leggenda degli angeli di Mons (ché in Machen non v’è traccia), e tutte le bizzarre congetture che sono nate da questo breve racconto.
Un saluto,
Andrea Russo
Grazie per il commento.
Una cosa meravigliosa e terribile in sè. Le storie e le idee prendono vita propria ed in un certo senso parassitano gli uomini che divengono loro ospiti di in senso quasi biologico. Poi, come i parassiti si modificano per selezione naturale, cambiano, parimenti fanno i memi, talora dimentichi del proprio passato. La verità non conta seppellita dal tempo e dalle ramificazioni delle possibilità. Magnifico. Buon anno dottore.
Buon anno a lei e se ha la possibilità di leggere il piccolo libro di Machen mi dica che cosa ne pensa.