Non si parla come si dovrebbe del populismo penale, ossia dell’uso distorto di informazioni, comportamenti e rappresentazioni che riguardano la dimensione penale e la giustizia per finalità politiche. Nella nostra società, esempi di populismo penale abbondano, come quando si grida contro immigrati e marginali attribuendo loro propensioni criminali che non corrispondono alla realtà.
Secondo lo studioso John Pratt, il populismo penale è contraddistinto da tre elementi: glamourizzazione, destatisticalizzazione e giustizia riparativa.
Con glamourizzazione si intende il fatto che «nell’attuale società dei media e dello spettacolo i fatti criminosi vengano esageratamente spettacolarizzati, contribuendo così alla diffusione di un’idea glamour della dimensione criminale in genere. […]. La criminalità viene rappresentata in primo luogo come uno spettacolo a cui assistere per goderne come spettatore, in secondo luogo come un fatto sociale, ma comunque sui generis, perché imprevedibile, quasi metafisico, indeterminabile e per questo oggetto di un’attenzione che si esaurisce nello stupore. II crimine diventa un male fatale contro cui è quasi impossibile fare qualche cosa ma che suscita anche un’ammirazione. La drammatizzazione dei fatti di cronaca nera […] contribuisce a una trasfigurazione dei fatti reali in finzione e a una trasformazione del cittadino che chiede informazione in uno spettatore fruitore di uno show. Considerati in una prospettiva di insieme il fenomeno della glamourizzazione condiziona fortemente l’opinione pubblica, incoraggiando rispetto al fenomeno atteggiamenti e inclinazioni più emotive, piuttosto che critiche» (pp. 80-81).
La destatisticalizzazione è «la tendenza a discutere delle questioni criminali e della sicurezza prescindendo completamente dai dati statistici e in generale dai dati reali. Si discute e si rilasciano dichiarazioni pubbliche non tanto «dati alla mano» quanto basandosi sui luoghi comuni e sulle convinzioni sociali diffuse allo scopo di confermarle, di lusingarle. […] La destatisticalizzazione comprova lo spostamento del dibattito pubblico da un piano fattuale a un piano simbolico e retorico, tipico del frame populista, con l’effetto di delegittimare qualsiasi tentativo istituzionale e non di una comunicazione più aderente alla realtà» (pp. 81-82).
Infine, con giustizia riparativa «si intende quel modo di concepire le sentenze sulla base di interpretazioni giuridiche più di carattere riparativo appunto e non tese al reintegro e al recupero del trasgressore. […] Nel giudizio di condanna prevale l’esigenza di un risarcimento della «comunità-popolo» a svantaggio del recupero del reo e tra chi punisce e chi trasgredisce si stabilisce una opposizione noi vs loro, in cui il popolo legittima pienamente un’azione sul trasgressore il cui effetto è l’umiliazione proporzionata alla trasgressione» (p. 82).
Questi tre elementi sono presenti nella società italiana in maniera massiccia. Credo che sarebbe il caso di cominciare a riconoscerli sempre più se non vogliamo correre il rischio che il nostro paese vada verso una deriva sempre più emotiva, misticheggiante, delirante.
Fonte: Anselmi, M., 2017, Populismo. Teoria e problemi, Mondadori Università, Milano.