Piazza del Popolo è indubbiamente una delle piazze più famose di Roma. Vanta una storia secolare e stratificazioni architettoniche, storiche, culturali su cui molto si è scritto. Attualmente è una vasta isola pedonale di circa 16000 m², luogo di eventi pubblici importanti. Sembra che la sua ampiezza le permetta di accogliere sino a 65.000 persone.
L’illustre linguista, recentemente scomparso, Tullio De Mauro (1932-2017), nel libro La fabbrica delle parole: il lessico e i problemi di lessicologia (UTET, 2005, p. 245), ci avverte però che il suo nome deriva da un incidente etimologico e traduttivo:
Val la pena ricordare che a Roma i partiti e i movimenti che amano accentuare la loro reale o presunta vocazione popolare amano organizzare le loro manifestazioni nella perciò assai contesa Piazza del Popolo: ma il popolo (dal latino populus con la prima o breve) non c’entra, e c’entra invece il nome della bella adiacente chiesa di Santa Maria del Popolo, Sancta Maria ad populum, un populus con la o lunga, cioè un pioppo. Piazza del Pioppo sarebbe etimologicamente più corretto, ma il nome si concilierebbe male con le grandi manifestazioni di massa.
È proprio il caso di dire che, in questo caso, è decisiva la differenza tra una o breve e una lunga. Finezze da latinisti. Di cui probabilmente in futuro, se aboliremo il latino nelle scuole superiori perché “tanto non serve”, non ci accorgeremo nemmeno più.