In tempi di campagna elettorale, molti si chiedono: perché candidati scurrili e sboccati vengono eletti? Che cosa induce un elettore a scegliere un candidato nonostante la propensione di quest’ultimo a offendere e dire parolacce? La volgarità è attraente?
Le psicologhe italiane Nicoletta Cavazza e Margherita Guidetti hanno fornito una risposta a questi quesiti in un esperimento recente (2014) descritto in un articolo intitolato “Swearing in Political Discourse. Why Vulgarity Works”. L’esperimento ha coinvolto 110 adulti italiani, compresi tra i 20 e i 68 anni, i quali sono stati invitati a valutare il post di un candidato fittizio (Mario o Maria Gambettini) pubblicato su un blog fittizio in relazione a variabili come la persuasività percepita del testo, l’impressione del candidato, la probabilità di votare per lui o lei, il linguaggio del candidato.
I risultati hanno dimostrato che un linguaggio sboccato adoperato nel contesto di un discorso politico pubblico, anche se socialmente biasimato, è in grado di condizionare positivamente le intenzioni di voto dei destinatari del messaggio. Questo perché il linguaggio volgare, in determinate situazioni, è percepito come manifestazione di informalità, autenticità e vicinanza, tutti elementi che accreditano la percezione del candidato presso il suo elettorato.
Ciò pone evidentemente un problema. Un candidato consapevole di questi effetti può intenzionalmente e strategicamente adoperare un linguaggio volgare a scopo persuasivo, ingannando il suo elettorato e fornendo una immagine falsa di sé. Paradossalmente, la connotazione positiva che le parolacce hanno oggi in determinati contesti può spingere un manipolatore a esibirne l’uso per raggiungere i suoi scopi truffaldini.
È un settore di studi, questo, che merita senz’altro ulteriori approfondimenti, soprattutto dal punto di vista retorico, sociolinguistico e dello studio della propaganda. Ne parlo nel mio libro Turpia, che dedica un intero paragrafo al turpiloquio come strumento di persuasione.
Fonte:
Nicoletta Cavazza, Margherita Guidetti. (2014). “Swearing in Political Discourse. Why Vulgarity Works”, Journal of Language and Social Psychology, vol. 33, n. 5, pp. 537-547.