Ogni volta che si parla di autismo, si mostrano fotografie o video che tematizzano l’autismo, si chiede al pubblico di contribuire al sostegno ai diritti delle persone con autismo, si fa ricerca sull’autismo, al centro dell’attenzione ci sono bambini. A tal punto che è facile cadere nella tentazione di pensare che questa condizione sia tipicamente infantile e che non vi siano autistici adulti o che addirittura l’autismo regredisca in età adulta.
Questa rappresentazione è in parte giustificata. È in età infantile che emergono i primi segni dell’autismo ed è su questa età che ancora oggi si concentrano gli studi per tentare di comprendere le cause della sua insorgenza. Ancora oggi, infatti, l’eziologia dell’autismo appare complessa e non riducibile a un’unica causa. Per alcuni versi, l’autismo – o gli autismi – è ancora misterioso.
Il resto – affermano Jennifer L. Stevenson, Bev Harp e Morton Ann Gernsbacher, autori di “Infantilizing Autism”, Disability Studies Quarterly, 2011, vol. 31, n. 3 – lo fanno le organizzazioni che sostengono la ricerca sull’autismo e le associazioni di genitori, che ricorrono costantemente a immagini di bambini autistici per attirare fondi a loro favore; i media che, nei libri, in televisione, nelle serie tv ecc. propongono in stragrande maggioranza immagini di bambini autistici, forse perché più allettanti per il proprio pubblico; i quotidiani che privilegiano di gran lunga le storie che riguardano i bambini autistici rispetto agli adulti.
Il risultato è una perpetua infantilizzazione dell’autismo a tutto scapito dell’autismo adulto che è virtualmente assente dalla maggior parte delle rappresentazioni di questa condizione. La ragione, secondo gli autori, sta nel fatto che la fonte prediletta di informazioni e immagini a cui attingono media e quotidiani sono le organizzazioni che sostengono la ricerca sull’autismo o i diritti delle persone con autismo, che ricorrono sistematicamente a immagini infantili degli autistici. È con esse che il ciclo dell’infantilizzazione ha inizio per concludersi poi con la sovrarappresentazione spettacolare da parte di media e quotidiani.
Il pericolo, continuano gli autori dell’articolo, è che si tenda a sottostimare il tema degli autistici adulti con gravi ripercussioni sulla loro qualità di vita, livello di occupazione, di salute e socialità. L’enfasi eccessiva sull’autismo infantile, nata con le migliori intenzioni, rischia dunque di provocare discriminazione e isolamento tra gli adulti. È necessario, dunque, riequilibrare la bilancia affinché le difficoltà di questa condizione siano riconosciute in ogni fase della vita.
La ricerca di Stevenson, Harp e Gernsbacher è l’ennesima dimostrazione del potere dei media nel forgiare la nostra immagine del mondo; immagine che, se distorta come nel caso dell’autismo, può provocare danni al mondo invece che benefici.