Perché è difficile giudicare correttamente Maradona

Come valutiamo le persone? Quali tratti di personalità risultano decisivi quando giudichiamo chi è intorno a noi? Nel 1946, in un noto esperimento, lo psicologo Solomon Asch sottopose a dei soggetti una lista di aggettivi, chiedendo loro di formulare un giudizio sulla persona a cui quegli aggettivi erano riferiti.

A un primo gruppo, le parole furono presentate nel seguente ordine:

Intelligente, industrioso, impulsivo, esigente, ostinato, invidioso.

A un secondo gruppo, furono presentate nell’ordine inverso:

Invidioso, ostinato, esigente, impulsivo, industrioso, intelligente.

Come risultato, in entrambi i casi, i primi tratti della lista risultarono decisivi nella formulazione dell’impressione generale di personalità. Quando la lista iniziava con tratti positivi, il giudizio complessivo era generalmente positivo. Il contrario, ma con qualche differenza, quando i primi tratti erano negativi.

Con questo esperimento, Asch dimostrò la forza dell’“effetto primacy”: tra più argomenti presentati uno dopo l’altro, risulta maggiormente efficace il primo, soprattutto al momento del ricordo.

Oltre all’effetto primacy, anche l’effetto alone è importante quando giudichiamo una persona. L’effetto alone è il fenomeno per cui un’impressione generale positiva o una singola caratteristica di un individuo domina la percezione che gli altri hanno di lui/lei, anche per tratti diversi. Ad esempio, si ha effetto alone quando la bellezza fisica condiziona la percezione di altre qualità della persona quali l’intelligenza o la professionalità. Oppure, quando si crede che un esperto in un certo settore debba essere esperto anche in un altro settore. L’effetto alone è utilizzato nella comunicazione persuasiva quando si adopera, ad esempio, un attore famoso come testimonial di un prodotto nei confronti del quale non ha alcuna competenza particolare, ma la cui associazione all’attore garantisce un maggiore volume di vendite.

Queste riflessioni mi vengono in mente mentre ascolto i giudizi di ammiratori e detrattori di Diego Armando Maradona, il celebre calciatore argentino deceduto qualche giorno fa. Alla sua persona sono stati associati nel tempo vari “tratti”, alcuni positivi, altri negativi. Provo a sintetizzarli in un’unica stringa:

grande calciatore, artista geniale, uomo che si è riscattato da una situazione di povertà, cocainomane, alcolizzato, evasore fiscale, adultero, frequentatore di camorristi, truffatore (in riferimento all’episodio della “mano di dio”, il goal segnato con la mano contro l’Inghilterra in un incontro del campionato mondiale di calcio tra Argentina e Inghilterra).

È evidente che per gli ammiratori, i primi tre tratti esercitano un potente effetto primacy, ma anche un potente effetto alone. Essi, infatti, mettono in ombra o sminuiscono tutti i tratti negativi associati al pibe de oro che diventano semplici indici di fragilità umana, del tutto trascurabili nel confronto con le doti sportive.  

Per i detrattori, al contrario, i tratti negativi hanno la meglio su quelli positivi, influenzandone la ricezione in maniera decisiva.

È così che, nella vita quotidiana, giudichiamo le persone con cui entriamo in contatto. Di volta in volta, alcuni tratti sembrano esercitare un’attrazione maggiore di altri e informano le nostre valutazioni al punto che gli altri passano in secondo piano o sono addirittura dimenticati.

C’è una differenza, però, tra le persone “normali” e quelle celebri. Nelle persone ordinarie, la presenza anche solo di un tratto negativo tende di solito a occupare tutta l’attenzione dei giudici. Questo perché, negli individui dotati di tratti di personalità ordinari, ciò che è negativo influenza maggiormente la valutazione della personalità, essendo l’unico tratto “straordinario” (il negativo è sempre straordinario in confronto all’ordinario). Nel caso delle persone famose – artisti, scrittori, scienziati, sportivi, politici ecc. – il “tratto celebre” esercita, invece, un potentissimo effetto alone e, nel ricordo, finisce con l’oscurare praticamente tutti gli altri, anche se negativi, che finiranno con l’apparire piccole stravaganze, eccentricità, momenti di debolezza o, appunto, come nel caso di Maradona, indici di fragilità umana verso cui è lecito mostrare indulgenza.

Giudicare correttamente l’altro è difficile. Quando i tratti di personalità sono così forti da obnubilare tutti gli altri diventa quasi impossibile. Lo dimostra la storia di Maradona, il cui alone di celebrità renderà per sempre impraticabile formulare un giudizio equilibrato sulla sua esistenza

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