Su Medjugorje la letteratura di ogni tipo – soprattutto apologetica e fideistica – abbonda. Decine e decine di libri sono pubblicati ogni anno sui presunti miracoli che accadono nel paesino vicino ai confini croati e centinaia di testimonianze – anche televisive – raccontano, stupite, di visioni e apparizioni celesti che lì si verificherebbero ogni giorno. Sono davvero pochi i testi che affrontano il fenomeno Medjugorje con occhio critico. In Italia si possono contare sulle dita di una sola mano. Tra questi spicca sicuramente Medjugorje: è tutto falso di Marco Corvaglia (2007) che, al di là del titolo di facile impatto, si distingue per un approccio meticoloso e scettico nei confronti di quei fatti che, dal 1981 a oggi, continuano a far parlare di sé in tutto il mondo.
Corvaglia dedica alcune pagine interessanti (pp. 137-139) ai casi di pareidolia che si sono verificati a Medjugorje. Voglio soffermarmi sulle sue parole, anche perché sono tra le poche che ho trovato che suggeriscono questa chiave interpretativa per comprendere le apparizioni di Medjugorje. Più precisamente, Corvaglia descrive alcuni casi che possono essere interpretati da un punto di vista pareidolico. Ecco il primo:
C’è chi afferma di aver assistito ad altri eventi inspiegabili, come l’apparente rotazione del sole, ma se le persone fissano a lungo la luce solare, proprio aspettandosi qualche fenomeno straordinario, sottoponendo la retina a un inusuale affaticamento, potranno riuscire a vedere di tutto. Così il 2 agosto 1981, tra le 18,20 e le 18,40, […], «alcuni osservarono nel sole la croce, altri l’ostia, altri ancora degli angeli che suonavano la tromba.
In un’altra testimonianza si legge:
La mia nonnina, Aniza, diceva sconsolata che alcuni vedevano quello, altri vedevano questo, c’era chi vedeva gli angeli, chi «i palloni», e lei poverina aveva visto «solo» la Vergine santa con il bambino Gesù in mano.
[…] Un’altra donna, Sima, mi raccontò che un giorno era nei campi a sarchiare la vigna quando a un certo punto le sembrò di vedere, a un centinaio di metri, la Madonna.
Messasi a correre per vederla meglio, quando fu più vicina si rese conto che si trattava di un albero essiccato dal sole.
Antonio Socci riferisce di un altro fenomeno accaduto il 6 agosto 1981:
tutti gli abitanti sono fuori casa […] riferiscono di aver visto la scritta in cielo mir (che significa pace) in lettere color oro, che dal monte Krizevac si spostava verso la chiesa e che il fenomeno è durato alcuni minuti.
Infine, la testimonianza di una tale Sime Dodig, che trovandosi accanto a due ragazzi, Ivan Prlic e Marijana Zuban, chiede loro:
«Ragazzi, vedete delle lettere nel cielo?»; «Le vediamo», dissero i ragazzi con stupore. «È la parola Maria [in croato Marija, N.dA.]?» domandai io. Ma Marijana mi corresse subito dicendo: «No, è la parola “mir”».
Il commento finale di Corvaglia:
In sostanza nella forma assunta da una nuvola, attraversata dalla luce solare, qualcuno individua una parola di sei lettere (Marija) e qualcun altro una parola di tre lettere (mir)!
È indubbio che Corvaglia abbia descritto casi di pareidolia religiosa. Le credenze religiose, le forti aspettative miracolistiche che nascono in chi visita, da credente, Medjugorje, l’intensa voglia di prodigioso, le suggestioni della massa, gli sforzi di “scrutare il sole” (sforzi, peraltro, che possono compromettere l’uso della retina) possono indubbiamente orientare la percezione verso visioni soprannaturali. Il fatto stesso che persone diverse, pur accomunate dalla medesima credenza, vedano nello stesso oggetto cose diverse è un indicatore dell’azione esercitata da questa importante illusione percettiva.
Sarebbe importante una indagine attenta e capillare sui fenomeni pareidolici che si verificano a Medjugorje. Un invito a me stesso, ma anche a chiunque sia convinto che i fatti che si verificano nella ex Jugoslavia sono “umani, troppo umani”.
Ottimo articolo! Io prenderò sicuramente anche il libro! Voglio vederci chiaro. Cmq potrebbe verificarsi anche un’altro fenomeno (illusione)ottico(a): “lo spettro di brocken”.