In tempi di crisi della politica e di ansia diffusa tra i cittadini, anche la traduzione non letterale, ma comunque legittima, di una dichiarazione ufficiale può scatenare reazioni polemiche, ironie e contestazioni da parte dell’avversario politico o del semplice cittadino. È quello che è accaduto al premier italiano Enrico Letta tra il 7 e l’8 novembre scorsi. Letta si trova in Irlanda e viene avvicinato da un giornalista dell’Irish Times, il quale gli chiede: «Mr Letta, do you know what people in half the chancelleries of Europe were saying about you?» (traduzione «Sig. Letta sa cosa dicono di lei nelle cancellerie di mezza Europa?»). Letta risponde in italiano: «Dicono che ho gli attributi». Il termine “attributi” viene reso in inglese con balls of steel (“palle d’acciaio”), espressione meno eufemistica di quella italiana, ma non una cattiva traduzione. “Palle d’acciaio” ha però un suono troppo risoluto alle orecchie degli italiani che, paradossalmente, vengono a sapere della dichiarazione di Letta non nell’originale italiano, ma nella traduzione in italiano di una frase inglese che traduceva l’originale italiano. Di qui ironie, battute, prese in giro. Come quella dell’ex ministro Renato Brunetta che fa notare come, se sono palle d’acciaio, all’Ilva sarebbero felici di fonderle, o di Beppe Grillo il quale ha offerto una ulteriore traduzione: da “palle d’acciaio” a “balle d’acciaio” per sottolineare la natura poco veritiera delle dichiarazioni di Letta, con tanto di hashtag ad hoc #balledacciaio. Ad aggiustare le cose, ci ha pensato lo stesso Letta, che in un tweet ha osservato come balls of steel fosse solo la traduzione non letterale di un’espressione idiomatica italiana, che, come la maggior parte delle espressioni idiomatiche, non sempre si può rendere lettera per lettera. L’episodio che ha visto coinvolto il premier italiano non resterà probabilmente negli annali degli errori di traduzione (anche perché non lo è), ma è sintomatico di un periodo critico della nostra storia, in cui perfino la traduzione di una semplice espressione idiomatica può aizzare gli animi e confonderli.
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