Romolo G. Capuano
Turpia. Sociologia del turpiloquio e della bestemmia
Costa & Nolan, Milano, pp. 304, 2007.
Che cos’è il turpiloquio? Un linguaggio da non usare perché incivile e immorale? Una disgrazia estetica di cui si farebbe bene a non parlare? Una valvola di sfogo? Un semplice intercalare linguistico? E se dietro le parolacce ci fosse molto di più? E se le parolacce ci dicessero qualcosa di noi che va ben al di là di quanto pensiamo?
Questo libro offre, per la prima volta in Italia, un’analisi non ideologica di un fenomeno linguistico tanto esuberantemente presente quanto straordinariamente sottovalutato della nostra esistenza. Adottando una prospettiva sociologica – la migliore a mio avviso se non si vuole scadere in uno scontato moralismo – Turpia illumina le quinte e i non detto di un “oggetto culturale” profondamente connaturato a noi stessi e che rivela implicazioni insospettate per la nostra società e la nostra vita. Giungendo addirittura a scoprire funzioni positive che rendono bestemmie e parolacce parole insostituibili senza le quali probabilmente non potremmo essere quello che siamo.
Una sfida e una provocazione. Ma anche un’analisi spassionata e aderente al fenomeno. Nella migliore tradizione sociologica.
Leggi il pdf del capitolo “Sull’origine del turpiloquio e della bestemmia” non compreso nel libro. Troverai le mie riflessioni sull’origine di queso importante aspetto del linguaggio umano.
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