101 falsi miti sulla criminalità

101FalsiMitiCriminalitaRomolo G. Capuano

101 falsi miti sulla criminalità

Stampa Alternativa, Viterbo, 2016, pp. 363.


È vero che malvagi si nasce? Che i serial killer hanno tutti un’intelligenza superiore alla media e sono tutti maschi e bianchi? In prossimità delle feste i suicidi aumentano? Quanto c’è di vero nell’opinione che gli immigrati vengono in Italia per delinquere e non vanno in carcere a differenza degli italiani? Gli zingari rapiscono i bambini? E i bambini scompaiono a migliaia ogni anno? È vero che si inizia con lo spinello e si finisce con l’eroina? E che tutte le droghe sono ugualmente dannose? Il traffico di organi è una leggenda metropolitana? L’occhio conserva l’ultima immagine vista dalla vittima prima di morire? Si sente dire che alcune rapine sono compiute grazie all’ipnosi. Verità o menzogna? Aumentare il numero dei poliziotti riduce la criminalità?

Dall’introduzione:

Diciamolo chiaramente. Quella in cui viviamo sarà pure la società dell’informazione, ma ciò non garantisce affatto che le informazioni che ci bombardano siano sempre corrette. Anzi, il più delle volte sono false, parziali, vere a determinate condizioni. O ancora peggio gossip, rumour, leggende metropolitane, invenzioni a scopi politici, di marketing, di creazione di panico morale. Prendiamo il crimine, ad esempio. Pensiamo di sapere tutto su delitti e assassini. Ne sentiamo parlare in televisione, magari dal nostro presentatore preferito o dal popolare “esperto” che tutte le sere, prima di andare a dormire, ci intrattiene con la sua verve funerea e il maglione immancabilmente nero. Leggiamo l’autore di crime fiction del momento, che sembra conoscere ogni aspetto dell’animo umano e delle indagini di polizia. Ne discutiamo con il vicino di casa che naturalmente sa con certezza che a compiere l’ultimo efferato delitto è stato il marito della vittima. E chi se non lui? E poi guarda la faccia! Uno con una faccia così…! Non può, infine, mancare il politico in campagna elettorale che snocciola con disinvoltura dati a sostegno della sua posizione e sembra così sicuro di sé. Forse troppo sicuro!

Se la nostra è la società dell’informazione è anche la società del crimine. Non necessariamente nel senso che assassini e delinquenti imperversino da noi come non mai nella storia dell’umanità. La nostra è la società del crimine perché nessuna epoca è mai stata investita da un flusso così denso di notizie, informazioni, teorie, credenze, dati e statistiche sul crimine. Perché nessuna epoca come la nostra ha inventato una disciplina  che si occupa scientificamente del crimine: la criminologia. Perché nessuna epoca ha subito, come la nostra, il fascino morboso del delitto, dell’assassino. Perché la nostra è l’epoca dei serial killer e di CSI, così come quella degli antichi romani era l’epoca dei gladiatori e quella medievale era l’epoca della Chiesa. Non è esagerato dire che da noi il crimine è sacro come un tempo Dio, che l’assassino è celebrato come nemmeno un santo, che le vittime dei reati sono i nuovi indiscutibili martiri.

E però, se tutto questo è vero, dobbiamo anche confessare in camera caritatis che ciò che sappiamo sul crimine è molto spesso falso, parziale, vero a determinate condizioni. Se non addirittura gossip, rumour, leggenda metropolitana, invenzione a scopi politici, di marketing, di creazione di panico morale. Per citare alcune delle caratteristiche dell’informazione nella società … dell’informazione. Solo che non lo sappiamo e continuiamo stancamente a credere negli stessi miti riguardanti la criminalità.

101 falsi miti sulla criminalità

Un libro dissacrante!