La storia degli errori cognitivi – oggi comunemente noti come bias – vanta tra i suoi più celebri precursori il filosofo Francis Bacon (1561-1626), il quale riconobbe che la mente umana è afflitta da numerosi pregiudizi che definiva idòla per la loro capacità di imporsi al ragionamento umano in maniera quasi soprannaturale.
Gli idòla individuati da Bacone sono: 1) gli idòla tribus, tra cui quello di scorgere fini nella natura; fini che sono presenti solo nella nostra mente; 2) gli idòla specus, che consistono nell’attribuire ad altri individui o gruppi sociali le norme, i valori, i criteri di giudizio del proprio gruppo di appartenenza (oggi si parlerebbe di etnocentrismo); 3) gli idòla fori, che scaturiscono dal linguaggio e dall’uso che ne facciamo (ad esempio, quando pensiamo che a un nome debba necessariamente corrispondere qualcosa di reale o quando ci lasciamo confondere dall’ambiguità delle parole); 4) gli idòla theatri, che hanno origine nell’adesione irriflessa alla filosofia del passato e ai suoi autori.
Prima ancora di Bacone, però, un altro Bacon, Roger (1214-1294), aveva offerto una teoria, oggi meno nota, relativa ai bias che offuscano la mente: la teoria degli offendicula sapientiae. Per Roger Bacon, gli offendicula sono causa di tre errori fondamentali che condizionano il nostro ragionamento.
Il primo è costituito dall’adesione ad auctoritas fragili verso cui si ha una deferenza cieca e supina. È quello che succede ancora oggi quando compriamo un medicinale perché lo pubblicizza un noto attore, nonostante le sue competenze in ambito medico non siano più solide delle nostre.
Il secondo errore è costituito dalla diuturnitas consuetudinis, cioè dall’inerzia delle abitudini, del consueto, degli usi. Ciò accade quando preferiamo una condotta “perché si è sempre fatto così” a una più ragionevole, quando la traditio ha la meglio sulla ratio. Anche questo è un errore che commettiamo ancora oggi, quando, ad esempio, ci lasciamo persuadere a comprare in un negozio perché esiste “dal 1935”.
Il terzo errore, infine, si identifica nella passiva accettazione dell’opinione della moltitudine: quello che oggi chiameremmo argumentum ad numerum. Questa fallacia consiste nell’asserire che maggiore è il numero di persone che sostengono o credono in qualcosa, più è probabile che quel qualcosa sia vero. Commette questo errore chi dice, ad esempio: «Tante persone pensano che Padre Pio abbia compiuto miracoli: non puoi negare la sua santità di fronte a tanta evidenza!». Il fatto che, però, tante persone credano in qualcosa non significa che quel qualcosa sia vero. Altro esempio: «Tante persone hanno votato per X. Non possono aver torto».
La lezione degli offendicula è estremamente attuale, anche se il nome di Roger Bacon è noto per lo più solo agli addetti ai lavori. Ancora oggi commettiamo i medesimi errori che gli uomini e le donne commettevano nel XIII secolo. Gli idòla continuano a offuscare la nostra mente, anche se ci piace ritenerci superiori agli antichi.