Il World Baseball Classic è un torneo a inviti per squadre nazionali di baseball di cui nel 2013 si è svolta la terza edizione dopo quelle del 2006 e del 2009. Il baseball, si sa, non è esattamente lo sport prediletto in Italia. È noto che la maggior parte degli italiani avrebbe difficoltà perfino a descriverne le regole. Fatto sta che ha un suo piccolo seguito, tanto che la squadra nazionale è stata chiamata a partecipare a tutte le tre edizioni del World Baseball Classic.
Nel 2009, un curioso episodio di traduzione errata ha avuto conseguenze sull’andamento del torneo. Vittima di questo errore è stata la squadra cubana. Gli organizzatori avevano diramato un elenco di regole da rispettare che prevedevano, fra l’altro, che nessun lanciatore di riserva (o reliever, come si dice in inglese) che avesse eseguito trenta o più lanci in una partita potesse lanciare di nuovo nella partita del giorno dopo. Ciò allo scopo di preservare dall’usura le braccia dei giocatori più importanti in vista dei campionati nazionali (un po’ come se nella nazionale di calcio, un giocatore non potesse calciare più di un numero determinato di calci di punizione per risparmiarsi per il campionato).
Il problema è che quando le regole, scritte in inglese, sono state tradotte in spagnolo l’espressione “30 or more pitches” (“30 o più lanci”) che avrebbe dovuto essere “treinta o mas” in spagnolo è diventata “mas que trienta” (“più di trenta”). Una differenza sottile, ma decisiva. Infatti, nel corso dell’incontro, poi perso per 6 a 0, con il Giappone, l’allenatore cubano Higinio Velez ha sostituito due relievers – Yulieski Gonzalez e Yunieski Maya – esattamente dopo il trentesimo lancio.
Il giorno dopo, lo stesso Higinio Velez ha appreso con sua somma sorpresa di non poter schierare i due giocatori nell’incontro con il Messico, peraltro vinto per 7 a 4. Le cronache non hanno registrato particolari proteste. L’allenatore cubano ha accettato con filosofia la situazione (forse anche in seguito alla vittoria riportata dal suo team). Peraltro, la squadra messicana, pure di lingua spagnola, non era incappata nell’errore. A giudicare dai risultati, sembra comunque che la disavventura linguistica abbia portato fortuna a Cuba se si considera che, come detto, l’assenza dei due relievers contro i rivali messicani non ha compromesso la vittoria. Forse, il problema di Cuba non era disporre di una migliore traduzione, ma di migliori giocatori. Ma questa è un’altra storia.
L’importante è giocare sempre secondo le regole. Sperando che siano uguali per tutti, indipendentemente dalla lingua che si parla.