È incredibile come alcune leggende metropolitane si diffondano, siano smentite e riemergano carsicamente come se nulla fosse accaduto. Viene quasi da pensare che la credulità della gente abbia anch’essa un andamento carsico o che, comunque, sia sempre disponibile in eccesso.
La leggenda in questione riguarda il presunto orientamento omosessuale di Ötzi, l’uomo di Similaun, rinvenuto il 19 settembre 1991 sulle Alpi Venoste e oggi conservato presso il Museo archeologico dell’Alto Adige di Bolzano. Il corpo di Ötzi è quello di un maschio vissuto tra il 3300 e il 3100 a.C. (età del rame), e su di esso sono stati condotti importanti studi antropologici e archeologici. La mummia è stata anche oggetto di numerose teorie e speculazioni.
Una delle più temerarie è quella secondo cui i resti di Ötzi sarebbero appartenuti a un omosessuale. Le prove? Gli scienziati avrebbero trovato dello sperma nel suo retto, cosa possibile solo se Ötzi si fosse abbandonato in vita a pratiche di sesso anale. Ma le cose stanno davvero così?
Niente affatto. La notizia trae origine da un pesce di aprile della rivista austriaca Lambda Nachrichten, diffusosi fino ad essere ripreso da altri organi di (dis)informazione di tutto il mondo. Il tutto risale al 1992.
A complicare le cose, è intervenuto più di recente un grossolano disguido, segnalato da Angela Graefen, ricercatrice di genetica umana all’Istituto Eurac di Bolzano. In sostanza, il ritrovamento di alcuni semi nell’intestino della mummia avrebbe indotto un fraintendimento nella stampa internazionale a causa dalla cattiva traduzione di un termine tedesco che significa sia “seme” (di pianta) sia “sperma” (seme maschile).
Insomma, due elementi indipendenti hanno contribuito alla diffusione della bufala. Il problema è che le costanti smentite non sembrano sortire alcuna utilità, come è evidente dal fatto che debunker di più paesi (in Italia BUTAC e Pagella Politica, ad esempio) sono costretti a ritornare periodicamente sull’argomento.
Fra l’altro, ritrovare dello sperma all’interno di un corpo dopo 5.000 anni, è del tutto impossibile, come ha confermato un portavoce del Museo archeologico dell’Alto Adige di Bolzano, in quanto lo sperma si degrada molto rapidamente.
Una bufala surreale, improbabile e inverosimile, dunque, ma che, proprio per questo, forse, attira la curiosità dei più creduli.