È probabile che atteggiamenti e comportamenti promossi nel corso della recente crisi pandemica – che non è terminata e che forse non terminerà mai, se con “terminata” intendiamo l’eradicazione definitiva del virus dal nostro pianeta – tenderanno a sedimentarsi nel nostro immaginario per molto tempo, fino a divenire una nuova normalità.
Ciò che in una società passa per “normale”, infatti, non è dato una volta per sempre, ma muta spesso senza che ce ne rendiamo nemmeno conto. Basti pensare alle tematiche LGBTQQIA+, fino a pochi decenni fa nemmeno pronunciabili in pubblico, e oggi entrate a pieno diritto nel dibattito collettivo.
Allo stesso modo, è probabile che il nostro atteggiamento nei confronti della mascherina – oggetto una volta confinato alle attività di alcune categorie professionali come medici o infermieri o alla vita quotidiana di popoli lontani come i cinesi, afflitti da livelli preoccupanti di inquinamento dell’aria – sia mutato definitivamente al punto che la copertura facciale è entrata perfino nel nostro immaginario più recente, come dimostrano le appropriazioni che dell’oggetto maschera sono state fatte dalla moda e dal mondo del consumo.
Ricordiamo anche i tamponi effettuati nei Drive-in, le vaccinazioni eseguite nelle caserme che hanno conferito nuovi significati a strutture prima associate, rispettivamente, alla visione di film e alla vita militare.
Già nel passato, il nostro immaginario ha introiettato oggetti, motivi e temi che hanno avuto origine da crisi virali. Un esempio quasi dimenticato è sufficiente a dimostrarlo.
Molti di noi ricordano ancora il celebre refrain della canzone che Mary Poppins cantava nell’omonimo film Disney del 1964: “Basta un poco di zucchero e la pillola va giù” (in inglese: «Just a spoonful of sugar helps the medicine go down»). Ebbene, tale “modalità di somministrazione” della pillola trae ispirazione dalle cosiddette Sabin Oral Sundays (le domeniche del vaccino orale di Sabin) che ebbero inizio il 24 aprile 1960.
Albert Bruce Sabin (1906-1993) è lo scienziato a cui dobbiamo il vaccino attenuato orale contro la poliomielite che tante vite ha salvato nel corso del XX secolo da una delle più tremende malattie di origine virale.
I partecipanti alle “domeniche di Sabin” ricevevano il vaccino diluito in un cucchiaio di sciroppo dolce o su una zolletta di zucchero. Tale innovativa caratteristica attecchì a tal punto nell’immaginario da introdursi perfino in un film di successo che, ovviamente, ne perpetuò il significato e il ricordo, consegnandolo alle future generazioni.
Attualmente. mascherine e virus sono già penetrati in film, romanzi e altri prodotti di consumo culturale contemporanei. Probabilmente rimarranno nella nostra mente a lungo prima di essere soppiantati o affiancati da altri oggetti di origine virale.