Samuel Langhorne Clemens, alias Mark Twain, è conosciuto da noi per i celeberrimi Tom Sawyer e Hucklberry Finn. I più famosi monelli degli Stati Uniti, ruzzolanti e giocosi, hanno nutrito le letture di molte generazioni di ragazzi, costituendo dei modelli letterari inimitabili. Meno nota in Italia è la produzione giornalistica, polemica e critica del grande scrittore americano nonché i suoi scritti antireligiosi e scettici che hanno dato vita a veri e propri capolavori negletti – almeno in Italia – come Letters from the Earth e Sketches New and Old. Quest’ultima, pubblicata nel 1875, è una raccolta di pezzi tra il giornalistico e la novella breve, alcuni dei quali molto efficaci nel riprodurre, in uno stile ironico e dissacrante, tic e manie dell’epoca di Twain.
Lionizing murderers e A New Crime, due degli Sketches, ci offrono interessanti riflessioni criminologiche, ancora oggi di estrema attualità.
Lionizing murderers è uno dei testi più corrosivi e divertenti, imbevuto di una vena scettica particolarmente efficace nel colpire vezzi e trucchi di indovini e chiromanti e nel criticare la triste abitudine – ancora oggi del resto diffusa – di celebrare gli assassini più efferati come eroi. Tema centrale dello scritto è, infatti, la consultazione di una famosa veggente da parte dello stesso Twain e l’esito, tutt’altro che brillante, delle sue previsioni.
Twain espone e rivela quella che tuttora rimane una delle tecniche privilegiate dell’arte magica degli indovini: la lettura a freddo o cold reading. Questa tecnica si basa sulla valorizzazione degli indizi verbali e non verbali forniti dal “cliente” per ricostruirne il sistema di valori, la provenienza sociale, le preferenze e avversioni, le abitudini di vita, i consumi, i manierismi ecc. Sin dal suo ingresso nello studio dell’indovina, Twain è scrutato e analizzato fino a che gli viene rivelato che «ha avuto molti problemi, ma anche gioie; fortuna e sfortuna» secondo l’applicazione più classica del cosiddetto effetto Barnum, che consiste appunto nel fare affermazioni circa un soggetto che si adattano ad un grande numero di soggetti a causa della loro genericità. Successivamente, l’indovina sostiene che il bisnonno di Twain è stato impiccato e che anche lui ben presto seguirà le orme dell’avo. Di fronte alle proteste del povero scrittore, l’indovina intima di rimanere in silenzio e descrive per filo e per segno quanto gli riserva il futuro. Guarda caso, il futuro assomiglia alla sorte di un certo Pike, un assassino impiccato per aver massacrato un’intera famiglia e divenuto famoso in carcere per le sue “gesta”. Cosa c’è di meglio che fare la sua stessa fine? Non stia lì a piangere, Twain, il futuro gli riserva una grande successo!
Del resto gli indovini, soprattutto se ben retribuiti, non augurano sempre il più splendido successo?
È sorprendente costatare come a distanza di oltre un secolo dalla pubblicazione di questo breve testo, chiromanti e chiaroveggenti usino ancora le stesse tecniche e gli stessi stratagemmi per convincere i propri “clienti” dei loro poteri. E come, ancora oggi, assassini e serial killer siano celebrati dalla stampa e dalla televisione popolare ed esercitino un’attrazione morbosa su una fetta consistente di popolazione quasi fossero modelli da imitare o eroi al pari di calciatori e scienziati. Basti pensare al caso di Charles Manson, assurto a icona mediatica a dispetto (o forse in virtù) dei suoi efferati delitti.
A New Crime, invece, affronta il tema del “bad or mad?” che ancora oggi stimola le riflessioni dei criminologi di tutto il mondo. In altre parole, gli omicidi efferati sono perpetrati da uomini e donne malvagie o da uomini e donne folli? Ricordiamo che il codice penale italiano ancora oggi riconosce, all’art. 88, il vizio totale di mente allorché colui che “ha commesso il fatto era per infermità in tale stato di mente da escludere la capacità di intendere e di volere”. La conseguenza è la non punibilità del reo. Di qui l’affannarsi dei difensori degli imputati per dimostrare che l’assistito ha commesso il proprio reato in stato di infermità mentale, non essendone dunque responsabile.
L’opzione “bad or mad?” era già nota ai tempi di Twain, il quale, in questo breve scritto, passa il suo critico e affilato rasoio sulla tendenza dei contemporanei a riconoscere negli omicidi più efferati non tanto una responsabilità morale, quanto un accesso di follia e, quindi, a scagionare i colpevoli, soprattutto se facoltosi. Gli argomenti psichiatrici, infatti, sembrano valere soprattutto per i più ricchi per i quali non è difficile “dimostrare” l’esistenza di una comoda vena di follia in famiglia, sempre pronta a emergere per giustificare i comportamenti più crudeli. È così che il delitto del povero diventa una “eccentricità” nel danaroso. Ed è così che, nell’Ottocento, categorie mediche come quella di “cleptomane” vennero inventate dalla allora nascente psichiatria forense per giustificare e rendere non punibili i furti commessi nei grandi magazzini da ricche donne borghesi sorprese a compiere atti incomprensibili. Come spiegare tale incomprensibilità? Facile, afferma Twain: «Al giorno d’oggi, […], se un individuo di buona famiglia e di alta condizione sociale ruba qualcosa, viene definito cleptomane e mandato al manicomio». Al tempo stesso, «se un individuo di alta condizione sociale dissipa le sue ricchezze e pone termine alla sua carriera con la stricnina o con un proiettile, il suo problema viene definito “aberrazione momentanea”». Insomma, le categorie psichiatriche servono interessi di classe; una osservazione ancora oggi estremamente attuale, tanto che sono molti coloro che continuano a mettere in discussione l’esistenza di una condizione che possa essere definita “cleptomania”.
Anche A New Crime, dunque, è un pezzo estremamente attuale per la verve illuministica con la quale mette a soqquadro categorie della conoscenza che persistiamo a dare per scontate.
Vi rimando a questa pagina per la lettura della mia traduzione dei due testi di Mark Twain.