Secondo quanto risulta dalle stime dell’indagine campionaria “Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri”, pubblicata dall’ISTAT il 2 ottobre scorso (dati 2011-2012), nel
quadro della multiculturalità che contraddistingue la popolazione straniera in Italia, tra il 2011 e il 2012 la fede cristiana è la più diffusa tra i cittadini stranieri di 6 anni e più (56,4%, pari a poco più di 2 milioni e 56 mila individui dei 3 milioni e 639 mila cittadini stranieri residenti di pari età) con il 27% di individui che si professano ortodossi, il 25,1% cattolici e il 2,7% protestanti. Poco più di un quarto è di fede musulmana (26,3%), molto più contenuta è la presenza di buddisti (circa il 3%) o di seguaci di altre religioni (5,6%). Gli stranieri che si dichiarano atei sono il 7,1%.
Nella maggior parte dei casi gli stranieri ortodossi sono di nazionalità romena (62,2%), i buddisti in prevalenza cinesi (63,8%). I musulmani, oltre che di nazionalità marocchina (34,8%), sono anche albanesi (15,3%) e tunisini (8,3%); i cattolici sono romeni (11,7%), albanesi (10,7%), filippini (10,2%), polacchi (8,9%), peruviani (8,1%) ed ecuadoriani (7,1%).
La metà circa dei ragazzi stranieri tra i 6 e i 24 anni si dichiara cristiano (con una prevalenza, il 23,2%, di cattolici tra i 6-17enni, e di ortodossi, il 25,6%, tra i maggiorenni al di sotto di 24 anni). Il 30% circa sono di fede musulmana. Tra gli stranieri più adulti è più facile incontrare cristiani (il 59,2% dei 25enni e più), in particolare cattolici e ortodossi, soprattutto di 45 anni o più (rispettivamente il 29% e il 28,5%).
Trovo questi dati particolarmente stimolanti. L’immagine dello straniero immigrato che si è ormai sedimentata nel senso comune degli italiani è quella del fanatico musulmano pronto a farsi saltare in aria alla prima occasione pur di difendere il proprio credo. I dati statistici ci rinviano un quadro completamente diverso in cui i musulmani rappresentano solo una quota – e nemmeno la più alta – degli orientamenti religiosi degli immigrati residenti in Italia. “Addirittura” ci sono immigrati “atei” (7,1%), presenza che stride, ancora una volta, con la rappresentazione degli immigrati come “dominati dalla religione”.
Mi piacerebbe che questi dati si diffondessero nel senso comune e che se ne parlasse. Forse potremmo imparare qualcosa al di là di stereotipi e convinzioni tanto radicate quanto infondate.