Scrive l’aforista tedesco Georg Lichtenberg (1742-1799):
È abbastanza difficile comprendere pienamente Shakespeare: spesso non l’hanno compreso nemmeno i suoi più abili commentatori. Alcuni punti sono veramente impossibili da tradurre bene, a causa delle metafore, sempre molto ricche d’idee secondarie, tanto che anche il miglior traduttore riesce a renderne solo alcune. Non è sufficiente conoscere bene la lingua inglese, cosa possibile solo a pochissimi stranieri; bisogna conoscere anche le usanze del popolo, il che è ancora più difficile. Porto un solo esempio: vorrei che un tedesco, conoscendo bene il popolo inglese così come quello tedesco, producesse un’opera sulle “bestemmie” in Shakespeare. Quando sentiamo bestemmiare i suoi personaggi, spesso non ne capiamo il vero motivo. Ciò che in Shakespeare vuole essere una semplice sfumatura, per noi diventa una figura essenziale. L’inglese, ceteris paribus, bestemmia dieci volte più del tedesco, poiché la classe che bestemmia – ossia la gente di mare – rappresenta la ricchezza e la difesa di questo Paese; di essa vi fanno parte anche uomini che meritano il massimo rispetto del presente e del futuro.
L’inglese bestemmia dieci volte più del tedesco! Un’affermazione singolare che cozza con la percezione comune. Di solito se si chiede a una persona quale lingua possiede più parolacce e bestemmie risponderà che la propria lingua è la più ricca. Ciò perché, conoscendo bene la propria lingua e meno bene quella degli altri popoli, il confronto renderà immediatamente disponibili alla sua mente le tante espressioni che conosce nella propria lingua e le poche, se non nessuna, che conosce in altre lingue. L’affermazione di Lichtenberg, che da questo e altri aforismi, non sembra conoscere l’inglese alla perfezione, è fondata su una considerazione sociologica che lo scrittore tedesco dà per scontata: la maggiore propensione a bestemmiare della gente di mare. Non so se sia vero in questo caso, però la ricerca sociologica e psicologica ci dice che la cultura, il gruppo sociale di appartenenza, le credenze religiose e politiche condizionano la propensione a bestemmiare e dire parolacce. Sarebbe necessario condurre indagini accurate non solo sulle “bestemmie” in Shakespeare, ma anche sulle “bestemmie” in Italia vs. Germania (ad esempio), in chi ha un credo politico vs. chi ha un altro credo, in chi aderisce a una religione vs. chi non aderisce, in un gruppo professionale vs. un altro e così via. Sono convinto che indagini simili potrebbero rivelarci molto sulle dinamiche che attraversano la nostra società e su quello che accade nelle subculture e nei vari gruppi sociali. Ho però l’impressione che il mondo accademico non ne sarebbe entusiasta. Chi si dedicasse a questo genere di investigazioni ne ricaverebbe forse uno scotto alla propria carriera universitaria. Ciò non toglie che, a mio avviso, sarebbero molto, molto interessanti.