L’ideologia del dominio nell’antica Roma

L’idea di stato sociale, sebbene relativamente recente, risalendo alla seconda metà del XIX secolo, è talmente radicata in noi che risulta quasi inconcepibile immaginare che siano esistite epoche in cui termini come “protezione dai rischi”, “assistenza”, “sicurezza della comunità”, “benessere dei cittadini”, “politiche sociali”, “qualità della vita” ecc. non avevano alcun senso o quasi.

Nell’antica Roma, ad esempio, era del tutto normale che i più forti dominassero sui più deboli. Chi era potente fisicamente, socialmente o economicamente era chiamato a dominare sui deboli, gli analfabeti e i poveri. Alcuni studi hanno dimostrato che quasi il 40% della popolazione urbana dell’Impero Romano viveva ai limiti della soglia di povertà, definita come la disponibilità di risorse sufficienti a fornire cibo, vestiti e riparo per la mera sopravvivenza.

Un altro 30% era indigente. Nonostante ciò nessuno si poneva alcun problema di natura etica, né alcun imperativo morale di provvedere ai bisognosi. Non solo. Anche il concetto di “elemosina” aveva un significato completamente diverso. Nel mondo romano, quando i ricchi donavano il loro denaro, non lo facevano quasi mai con lo scopo di aiutare i bisognosi. L’obiettivo era di aiutare i membri della propria classe sociale – ad esempio, parenti in difficoltà – o finanziare progetti per la comunità come la costruzione di edifici o il finanziamento di spettacoli pubblici con tutti gli onori che ne conseguivano.

Queste elargizioni potevano talvolta aiutare i poveri, che potevano utilizzare gli edifici pubblici e assistere ad alcuni spettacoli gladiatori. Ma non era questo lo scopo per cui le élite finanziavano tali progetti. Si trattava di promuovere la propria immagine, un guadagno tutto personale quindi. Se le elargizioni avevano per destinatari i meno abbienti era per comprare il loro voto. 

L’ideologia del dominio trovava applicazione anche all’interno delle mura domestiche. Gli uomini “dominavano” sui bambini, su cui avevano potere di vita e di morte, e sulle donne nella vita quotidiana, in ambito finanziario e nella sfera sessuale. I padroni, inoltre, detenevano diritti illimitati nei confronti dei propri schiavi, anche in ambito sessuale. Non era in alcun modo motivo di vergogna che un padrone maschio facesse sesso con uno schiavo maschio, né si sosteneva fosse un atto “innaturale”. Al contrario. La dominazione era considerata un dato di natura.

Studiare il passato non serve solo a conoscere ciò che è accaduto prima che noi nascessimo, ma anche a capire che gli “antichi” vedevano il mondo in modo diverso dal nostro.

Ciò ha anche un’altra conseguenza. Non dobbiamo dare per scontato che la nostra impalcatura storico-sociale sia destinata di per sé a durare per sempre. Le nostre conquiste devono essere sostenute ogni giorno se vogliamo che siano sempre con noi. Considerarle “banali” e “ovvie” è il primo passo verso un possibile ritorno a strutture sociali e mentali del passato.

Fonte

Bart D. Ehrman, 2024, Armageddon. Che cosa dice davvero la Bibbia sulla fine del mondo, Carocci, Roma, pp. 168-169.

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