Il più famoso “teorema” della sociologia – il teorema di Thomas – recita, come è noto: “Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”. Questo assunto è alla base di tutte le riflessioni sulla profezia che si autoavvera e si dimostra estremamente fecondo in un numero impressionante di applicazioni sociologiche.
Il teorema è noto, seppure spesso in assenza di consapevolezza, anche in letteratura. Nel Frasario essenziale per passare inosservati in società di Ennio Flaiano (1993, Bompiani, Milano, p. 48) si legge ad esempio:
18 marzo 1969
“Ho un mal di testa, mi sento stanchissima, come se mi avessero bastonata.” “Vada dal dottore.” “Ci sono stata, mi ha dato le medicine, ma non è cosa della mutua, questo è malocchio. Mi hanno gettato il malocchio.” Va al telefono. “Pronto, sei tu Peppina? guarda devi vedere se mi hanno gettato il malocchio. Stai facendo il sugo? Be’, tanto che ci metti. Posso aspettare. Hai messo l’acqua nel piatto fondo? E le gocce d’olio? Dici che ho ragione? Allora me lo levi? Coraggio, dimmi le parole (Ascolta) Grazie.” Un quarto d’ora dopo: “Era malocchio, è andato via, mo’ sto bene”. Questo a Roma, 20 ottobre, a casa mia.
Il meccanismo può essere esplicitato in questo modo:
1) Il malocchio può causare il mal di testa ed è diagnosticabile con una tecnica basata su acqua e olio (definizione della situazione)
2) Ho il mal di testa (conseguenza reale della definizione della situazione)
3) Il mal di testa svanisce con un rimedio per il malocchio (la credenza nel meccanismo agisce terapeuticamente sulla condizione patologica).
È difficile rinvenire nella letteratura narrativa un esempio più conciso ed efficace del teorema di Thomas. Dobbiamo all’arguzia e alla fantasia di Flaiano l’invenzione di una storia ultra-rapida in grado di far capire le implicazioni del meccanismo.