In un post precedente, preannunciavo l’uscita, presso Il Nuovo Melangolo di Genova, della mia traduzione di Statistical Inquiries into the Efficacy of Prayer di Francis Galton, una raccolta di brevi scritti del pensatore inglese sul tema dell’efficacia o meno della preghiera nelle vicende umane.
A tal proposito, mi viene da fare una riflessione su un costume particolarmente diffuso nel calcio: l’abitudine dei calciatori di farsi il segno della croce e mormorare parole al cielo prima di entrare in campo. Giornalisti e teologi di solito si soffermano sulla religiosità dei calciatori che esibiscono queste pratiche e non commentano ulteriormente un gesto che, a me, che pure sono ateo, sembra totalmente paradossale e blasfemo. Qual è il suo significato? Evidentemente il calciatore invoca su di sé la benedizione della divinità, chiunque esso o essa sia; benedizione che, nelle sue intenzioni, dovrebbe probabilmente tradursi in una buona prestazione contro la squadra avversaria, in uno o più gol segnati ecc. Ma proprio qui sta lo scandalo. Perché la divinità dovrebbe favorire il calciatore della squadra A piuttosto che quello della squadra B? Perché dovrebbe privilegiare la vittoria di una a scapito dell’altra? Perché, in sostanza, dovrebbe “fare il tifoso”?
Inquadrato sotto questa luce, il gesto apparentemente religioso è assimilabile a un qualsiasi altro gesto scaramantico o apotropaico che sportivi e non amano mostrare prima o durante l’esecuzione delle loro prestazioni. Un banale e offensivo (per la divinità, se ce ne fosse una) atto superstizioso di qualcuno che, in un dato momento, piuttosto ansiogeno, ha bisogno di auto-rassicurarsi sull’esito della propria prestazione.
L’aspetto paradossale di queste pratiche è che se la divinità dovesse esaudire le preghiere di ogni calciatore, i loro esiti finirebbero con l’annullarsi a vicenda e ogni incontro finirebbe in parità, perché in ogni squadra sono presenti uno o più di questi “devoti del calcio”. Dal momento che si presume che la divinità sia saggia, ecco che decide di non esaudire la preghiera di nessuno, garantendo così a tutti i tifosi risultati almeno potenzialmente imprevedibili e, perciò, entusiasmanti. Un dio tifoso sarebbe, dunque, la iattura di tutti i tifosi.
Su questa saggezza della divinità, ha offerto osservazioni preziose Bernard Mandeville, in un brano dello scritto Indagine sulla natura della società che qui riporto nella traduzione di Daniele Francesconi per la Liberilibri di Macerata:
È una fortuna che le preghiere e gli auspici di molte persone siano insensati e non vadano a buon fine, altrimenti l’unica cosa che potrebbe mantenere il genere umano adatto alla società, e impedire al mondo di precipitare nel caos, sarebbe l’impossibilità che tutte queste richieste rivolte al cielo venissero esaudite. Un giovane e onesto gentiluomo tornato di recente dai suoi viaggi si trova a Briel, e attende con impazienza un vento da oriente che lo riporti in Inghilterra, dove suo padre morente, che vuole abbracciarlo e dargli la benedizione prima di esalare l’ultimo respiro, geme tormentandosi di ansia e di tenerezza al pensiero del suo ritorno. Nel frattempo un ministro britannico, il cui compito è occuparsi degli interessi dei protestanti in Germania, è in viaggio in diligenza alla volta di Harwich, impaziente di essere a Ratisbona prima che la Dieta si sciolga. Contemporaneamente, una ricca flotta è pronta a salpare verso il Mediterraneo, e una squadra navale deve raggiungere il Baltico. Tutte queste cose possono probabilmente accadere nello stesso momento, o quanto meno non ci sono difficoltà nel supporlo. Se queste persone non sono tutte atee o reprobe, esprimeranno tutte dei buoni pensieri prima di addormentarsi e, conseguentemente, all’ora di andare a letto tutte pregheranno in diverso modo e un felice viaggio. Non dico che non sia il loro dovere, ed è possibile che vengano tutte ascoltate, ma sono sicuro che i loro desideri non possono essere esauditi tutti allo stesso momento (Mandeville, B., 1723, Indagine sulla natura della società, in Idem, 2004, Sociabilità. Vizi privati, benefici pubblici, Liberilibri, Macerata, pp. 188 -189).
In parallelo con Mandeville, anche noi possiamo dire che se il cielo esaudisse le preghiere di tutti i calciatori, precipiteremmo nel caos … calcistico. Allora, basta preghiere prima di entrare in campo. Ne va della sopravvivenza del calcio.
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