Ieri tutti i quotidiani online hanno battuto la notizia della morte di Mauro Bellugi, ex calciatore di Inter, Bologna, Napoli e della Nazionale. Il celebre difensore aveva 71 anni e aveva subito a novembre l’amputazione di entrambe le gambe – il 13 novembre la prima e il 20 novembre 2020 la seconda – per una serie di patologie pregresse, tra cui l’anemia mediterranea. Durante il ricovero, iniziato il 4 novembre all’ospedale Niguarda di Milano, aveva scoperto di avere il Covid-19.
Ricapitoliamo. Bellugi viene ricoverato in ospedale per una serie di patologie di cui soffre da tempo. Qui scopre di aver contratto il Covid, che peggiora le sue condizioni di salute. Si rende necessaria l’amputazione delle gambe. L’amputazione avviene, dunque, a causa di patologie pregresse, al cui peggioramento ha contribuito il Covid, nel contesto di un quadro clinico già ampiamente compromesso. Eppure, tantissime testate, anche importanti, hanno titolato perentoriamente: “Aveva subito l’amputazione delle gambe a causa del Covid”.
Immagino il classico “uomo della strada” che legge questo titolo sulla prima pagina di un qualsiasi quotidiano. Che cosa penserà? Non bastassero i guai che già provoca, il virus, tra l’altro, mette a repentaglio la salute dei nostri arti. Non solo polmoniti letali e perdita del senso dell’olfatto, dunque. Il virus ci manderà tutti su una sedia a rotelle. E forse, chissà, ce ne sono già tanti così e “non ce lo dicono” per non allarmarci. Ma, in realtà, titoli di questo genere sono già allarmanti, terrificanti, destabilizzanti. Ti spingono a chiuderti in casa per un decennio, a non tornare mai più alla vita. Braccia e gambe! Ma stiamo scherzando?
In realtà, questi titoli sono soprattutto esempi di pessimo giornalismo: un giornalismo superficiale, gretto, fuorviante che ormai “contagia” tutti i maggiori quotidiani nazionali e che sacrifica al sensazionalismo virale qualsiasi notizia che mostri una qualsiasi parvenza di collegamento con la malattia del momento.
È anche un esempio di come il coronavirus tenda ormai a fagocitare qualsiasi altra informazione, assorbendo nel suo buco nero ogni altro fatto della nostra vita.
Il risultato è la creazione di un clima informativo di panico morale che favorisce la diffusione di paure tribali e miti sul virus, che ormai si erge a irresistibile moloch onnidistruttivo.
Non è corretto dire che le gambe di Bellugi sono state amputate “a causa del virus”. Non si tratta di negare il virus, ma di stabilire le giuste proporzioni della vicenda.
Per i giornali, è stato il virus ad amputare le gambe di Bellugi. La realtà parla di un quadro molto più complesso. Ma si sa. Il giornalismo medio è allergico alla complessità. E poi la complessità non fa notizia: il virus, sì.