Di solito le persone lamentano gli aspetti più negativi della burocrazia: la sua macchinosità esasperante, la sua lentezza cronofagica (in quanto sembra divorare il nostro tempo), la sua autoreferenzialità onanistica, la sua ridondanza sfacciata, la disumanità che talvolta sembra debordare nel sadismo più gretto, la sua apparente inutilità. Si potrebbe continuare.
C’è però chi, come il filosofo Emiliano Bazzanella, osserva che la burocrazia ha anche una finalità rassicurante, consistente nel fare da filtro nei confronti della realtà e dei suoi rischi, nell’attutire i duri colpi dell’esistenza nuda e cruda. La burocrazia, in altre parole, può immunizzare dai dardi impietosi della realtà.
Per comprendere in che senso la burocrazia può svolgere una finalità rassicurante, si consideri il seguente brano, tratto dall’interessante libro di Bazzanella Critica della ragion burocratica (Mimesis, Milano, 2022):
Se pensiamo ad esempio a un evento infausto per quanto naturale come la perdita di una persona cara, ci rendiamo conto che l’apparato burocratico che riguarda le pratiche funerarie, crea una bolla protettiva che tende a differire e distrarre il dolore, conto che l’apparato burocratico che riguarda le pratiche funerarie, crea una bolla protettiva che tende a differire e distrarre il dolore, veicolando l’attenzione su quelli che di primo acchito possiamo definire inutili formalismi. Il densissimo tessuto di passaggi burocratici che si innestano sull’evento della morte nelle società moderne, costituisce una forma di edulcorazione del lutto, una sorta di metamorfosi rituale finalizzata a differire e smorzare la lacerazione emotiva causata da un fatto in sé necessario e inemendabile: attraverso i meccanismi distraenti dell’eccesso documentale il dolore viene rinviato in vista di una sua cronicizzazione attutita per cui si tende a prorogare il lutto in forma depotenziata e meno impattante dal punto di vista psicologico (Bazzanella, E., 2022, p. 14).
Tale effetto non intenzionale della burocrazia è riassumibile nel concetto di “distrazione”: distogliendo la nostra attenzione dal dolore e dagli imperativi più crudi della vita, la burocrazia agisce da cuscinetto mitigante, consentendoci di attraversare in maniera edulcorata fasi penose della vita. Se siamo troppo occupati a riempire moduli e sbrigare pratiche eccessive, ci lasciamo distrarre dalla voce nuda della sofferenza generata dal lutto, che ci giungerà con toni più smorzati.
Gli eccessi burocratici sortiscono anche un effetto di “distanziamento”, ossia di allontanamento nel tempo e nello spazio di un evento angoscioso con il risultato che questa presa di distanza produce effetti ansiolitici.
Un esempio […] dei meccanismi di differimento e del distanziamento dei dispositivi di sicurezza cementati dall’azione burocratica, riguarda il funzionamento della giustizia italiana. […]. Una delle tecniche della giustizia italiana consiste proprio nello “spostamento in là” o nello “distanziamento” di ogni decisione e di ogni presa di posizione in merito alla verità di una serie di fatti: se l’incontro con l’Altro è in sé sempre problematico, allora sembra indubbiamente più saggio il differimento potenzialmente sine die di quest’incontro; se vige il meccanismo della duplicazione dei controlli e delle doppie registrazioni, l’escamotage migliore è quello difensivista dell’inazione oppure del rendere complesso ogni atto giuridico in vista di un suo progressivo rallentamento (Bazzanella, 2022, pp. 133-134).
Infine, un altro meccanismo di riduzione dell’angoscia da parte della burocrazia è riassumibile nel concetto di “cronicizzazione”, in virtù del quale «il fattore ansiogeno, preventivamente alleviato dalle due precedenti azioni immunitarie, si trasforma in qualcosa con cui si può reciprocamente convivere, senza cedere alle lusinghe del conflitto o della dipendenza» (Bazzanella, 2022, p. 15).
Rendere cronico un evento induce i meccanismi rassicuranti della stabilità e della consuetudine. La produzione continua di documenti dilaziona ed estende nel tempo la funzione burocratica che, facendo perdere tempo, rasserena nel senso che induce a pensare che comunque qualcosa si sta facendo per risolvere un problema tramite, appunto, la cronica produzione di documenti.
La burocrazia assolve non intenzionalmente funzioni di rassicurazione e di riduzione dell’ansia quotidiana, avvolgendoci quotidianamente nelle sue irresistibili volute normative. Imponendoci i suoi noiosi procedimenti, le sue “inutili” pratiche, ci costringe a “perdere tempo”, ma inevitabilmente il tempo perso è un tempo che dedicheremmo al confronto diretto e spietato con le sorgenti più rischiose della sofferenza umana. In ultima analisi, come il calcio, la musica, l’arte e le droghe, la burocrazia ci permette di allontanare la coscienza dall’angoscia primordiale della morte, spingendoci nel mondo della lamentatio che, nel mentre irrita, attenua il pensiero del male.