Prima del 1800, ricorda la ricercatrice Sarah Chaney, autrice di Sono normale? Due secoli di ricerca ossessiva della “norma” (Bollati Boringhieri, Torino, 2023), la parola “normale” per descrivere un tipo di comportamento umano o sociale non esisteva. Era un termine matematico adoperato per descrivere angoli, equazioni, formule. Nessuno parlava di persone normali, ma di linee e calcoli normali.
L’aggettivo “normale” è entrato a pieno titolo nel nostro lessico quotidiano solo nel XX secolo inoltrato, quando i concetti di normalità come media statistica e normalità come ideale stato di salute sono diventati una cosa sola. Da allora, l’opposizione binaria tra normale e patologico – ossia, tra normale e non normale – ha condizionato i nostri atteggiamenti verso il corpo, la mente, il sesso, la malattia (Chaney, 2023, pp. 9; 18; 21).
Oggi, l’idea di normalità è penetrata in maniera talmente ossessiva nel nostro modo di vedere il mondo che tendiamo ad applicarla ad ogni nostro atteggiamento e comportamento.
Il mio mal di testa è un malanno temporaneo, dovuto allo stress, una cosa “normale”? O devo preoccuparmi? Il mio interesse sessuale per la vicina che ha dieci anni meno di me è da considerarsi “normale” o patologico? Se mio figlio prende brutti voti a scuola, non sarà perché non è “normale”? Del resto, tutti suoi compagni ottengono buoni risultati: statisticamente è forse fuori norma? Sono troppo grasso/magro o sono nella normalità? Quelle voci che ieri ho sentito nella mia testa fanno di me un soggetto psichiatrico e quindi anormale? È normale che mio cugino abbia problemi con la legge? La criminalità è di per sé sintomo di anormalità? Se non ho voglia di lavorare, è perché non sono normale?
Gli interrogativi che ogni giorno ci poniamo su noi stessi e gli altri vertono, per lo più, su una qualche idea di normalità a cui desideriamo ardentemente conformarci (e conformare gli altri). la norma è il fattore tossico che condiziona tutta la nostra vita, rendendola degna o indegna di essere vissuta. La norma è il verbo dominante dei nostri tempi, la bussola che ci orienta nella vita, la bibbia laica che ha sostituito quella religiosa. Senza un’idea di normalità, semplicemente pensiamo di non potere esistere.
Non sarà che la normalità è divenuta un tiranno insopportabile di cui faremmo bene a sbarazzarci? Del resto, se l’umanità ha vissuto per tanto tempo senza un’idea di normalità, ciò può voler dire che non ne abbiamo davvero bisogno per vivere. Certo, ci sentiremmo probabilmente vuoti e spaesati a rinunciare a un concetto tanto potente e presuntuoso. Ma potremmo vivere meglio? La nostra vita sociale, affettiva, sessuale, professionale ne avrebbe vantaggio?
Però… un momento. E se il fatto puro e semplice di pormi tutti questi interrogativi facesse di me una persona irrimediabilmente anormale?