Una strana, insidiosa, efficacissima retorica avvolge da tempo le nostre vite senza che ce ne rendiamo conto. Si tratta della retorica del SENZA.
Al supermercato i prodotti più acquistati prevedono l’assenza di un ingrediente piuttosto che la sua presenza. Così impazzano, biscotti, merendine, confezioni di pasta, di acqua, alimenti in genere, SENZA olio di palma, SENZA zuccheri aggiunti, SENZA glutine, SENZA lattosio, SENZA lievito, SENZA carboidrati, SENZA sodio, nitriti o nitrati, SENZA additivi, SENZA conservanti, SENZA antibiotici e SENZA tanto altro ancora. Tutto questo nella convinzione che SENZA è meglio per la salute, per la linea, per la longevità.
La retorica del SENZA avanza impetuosa anche in politica. Per funzionare i nostri paesi dovrebbero, a seconda degli orientamenti politici, essere SENZA criminalità, SENZA immigrati, SENZA vitalizi per i parlamentari, SENZA intralci alla vita economica, SENZA burocrazia, SENZA limiti allo sviluppo. Forse anche SENZA regole, anche se poi se ne invoca a gran voce il rispetto. Le decisioni a costo zero, vale a dire SENZA costi, ricevono sempre il plauso generale. Atti e provvedimenti SENZA oneri per lo stato o gli enti locali rendono tutti felici. In ambito fiscale, le regolarizzazioni contributive SENZA aggravi di oneri accessori mettono a posto i conti dei contribuenti.
Nella vita quotidiana, i nostri corpi, per essere apprezzati, devono essere SENZA peli, SENZA smagliature, SENZA cellulite, SENZA macchie di alcun tipo, SENZA brufoli, SENZA peso, SENZA imperfezioni.
Le nostre case devono essere SENZA barriere architettoniche, SENZA rischi, SENZA pericoli, come pure le nostre strade (possibilmente SENZA buche e SENZA escrementi animali).
Le scuole migliori sono SENZA zaino, SENZA bullismo, SENZA carta.
Le automobili più gettonate sono SENZA emissioni di CO2 e SENZA impatto ambientale.
Gli esercizi commerciali preferiti sono quelli SENZA limiti di apertura e i prodotti agricoli migliori sono a KM 0, cioè SENZA chilometri, ossia venduti SENZA intermediazioni, coltivati SENZA sostanze inquinanti, SENZA pesticidi, SENZA insetticidi, SENZA organismi geneticamente modificati (OGM),
I sistemi di pagamento SENZA contatto o contactless sono i più avveniristici.
I partner migliori per una notte sono SENZA pretese (“non rompono”), ma anche SENZA eccessive aspettative, SENZA troppi coinvolgimenti emotivi, SENZA strings attached, come dicono gli inglesi.
Infine, la locuzione LESS IS MORE, che deriva dall’architettura, campeggia da tempo negli spot pubblicitari quanto negli slogan della politica ed è diventata una filosofia di vita: la filosofia minimalista del SENZA.
La preposizione SENZA è capziosa, seducente, ingannevole. Evoca snellezza, agilità, modernità, efficacia ed efficienza. Con un abile gioco di prestigio, distoglie l’attenzione da ciò che è presente, da ciò che c’è, per dirottarla su ciò che è assente, accusato di essere la fonte di ogni male, lasciando intendere che ciò che è presente sia invece buono per definizione, gradevole, salutare. Così, bandendo l’olio di palma si distoglie l’attenzione da sostanze altrettanto dannose alla salute (burro, margarina ecc.). Eliminando i costi (“a costo zero”) si distoglie l’attenzione dalla “bontà” di ciò che non costa nulla. Tutto ciò ha talvolta effetti surreali. Come nel caso di una nota marca di prosciutti che pubblicizza i suoi affettati ottenuti SENZA antibiotici nel pieno “rispetto del benessere dell’animale”: animale appena ucciso e maciullato. Oppure come nel caso delle proposte di abolire la burocrazia (“SENZA burocrazia”) rivolgendosi alla burocrazia stessa per portare a compimento la proposta.
Una degli effetti collaterali della retorica del SENZA è che ciò che non viene menzionato appare immacolato. Ne risulta una strana forma di litote: si afferma qualcosa negandone non il contrario, ma ciò che farebbe male e che perciò diventa il contrario rispetto a un positivo di cui non si dice nulla. È una retorica talmente diffusa da essere data per scontata. Basta pensare al successo dei partiti del SENZA, i partiti, cioè, che basano tutte le loro campagne su un qualche SENZA (SENZA immigrati, SENZA corrotti, SENZA ladri, SENZA vitalizi, SENZA falsi invalidi), distogliendo in questo modo gli elettori dalle questioni più importanti.
È necessaria una retorica della presenza, una retorica che dia valore a ciò che c’è o a ciò che ci si augura ci sia; una retorica del positivo piuttosto che del negativo.
Della retorica del SENZA possiamo farne a meno.