Ho rivisto qualche giorno fa Il magnifico cornuto, film del 1964 di Antonio Pietrangeli con Ugo Tognazzi e Claudia Cardinale. Ambientato a Brescia, il film ha per protagonista un industriale benestante, Andrea Artusi (Ugo Tognazzi), sposato con l’avvenente Maria Grazia (Claudia Cardinale). Dopo aver tradito la moglie con una comune amica, Artusi scopre quanto sia facile per una donna ingannare il proprio marito e diventa morbosamente geloso di Maria Grazia. Convinto di essere a sua volta tradito, pur non essendoci alcuna prova del fatto, e ossessionato da mille sospetti, Artusi fa pedinare la moglie e ricorre a svariati espedienti fino a fingere di partire per un viaggio nel tentativo di sorprendere la moglie in flagrante. Alla fine, Maria Grazia, esasperata dall’atteggiamento del marito, ammette di averlo tradito, ma è una bugia. Artusi, dopo un incidente in auto, si rende conto dell’assurdità dei suoi sospetti, ma è ormai troppo tardi. La moglie, disillusa e provata dalla gelosia del marito, si rifugia tra le braccia del medico che cura l’uomo. L’ossessivo tormento dell’industriale ha provocato una situazione irreversibile sulla quale si chiude il film.
Il magnifico cornuto si presta a più chiavi di lettura: una rilessione sulle condizioni della famiglia borghese negli anni Sessanta; la diffusione dell’adulterio tra gli strati alti della società italiana; l’evoluzione dei rapporti tra uomo e donna e così via. Il film, però, è anche uno splendido esempio di profezia che si autoavvera. Secondo la definizione fornita dal sociologo Robert Merton, la profezia che si autoavvera è «una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria “veridicità”». Essa si compone di tre elementi:
- Una convinzione o credenza consapevole o non consapevole;
- Un’aspettativa legata a questa convinzione o credenza;
- Un comportamento che discende da questa convinzione o credenza e che finisce con il confermarla
Ritroviamo questi tre elementi del film di Tognazzi e Cardinale:
- Artusi è convinto che la moglie lo tradisca;
- Questa convinzione si traduce nell’aspettativa di trovare indizi della sua colpevolezza;
- Ne discende un comportamento morbosamente geloso che induce Maria Grazia a cercare conforto in altri uomini.
Nel mio libro, Oracoli quotidiani, dedicato appunto alla profezia che si autoavvera, insisto sull’ubiquità di questo meccanismo. Spesso, senza rendercene conto, avviamo dei processi psicologici e sociali di cui tendiamo ad attribuire gli esiti agli altri, anche se la responsabilità maggiore è la nostra. Così, chi è convinto di non piacere alle donne farà di tutto per sabotare ogni interesse femminile nei suoi confronti; chi è convinto che non supererà mai un concorso pubblico perché “tanto vanno avanti solo i raccomandati” finirà con l’impegnarsi poco negli studi e non supererà mai nessun concorso; chi è troppo geloso può indurre la moglie a tradirlo per disperazione. Come accade ad Andrea Artusi. Insomma, noi siamo molto più responsabili della realtà in cui viviamo di quanto immaginiamo. Anzi, spesso siamo noi a costruirla con le nostre convinzioni e le nostre ossessioni.