Nel mio libro Bizzarre illusioni ho dedicato un intero paragrafo all’uso mantico della pareidolia, cioè all’utilizzo di immagini o suoni vaghi per indovinare la sorte delle persone. Ho trovato un esempio convincente di tale uso nel libro Sortilegio e delirio di Michele Risso e Wolfgang Böker (Liguori Editore, 2000). Il libro è uno dei primi testi dedicati alla psichiatria transculturale e, in particolare, si focalizza sui disturbi psichici di alcuni emigrati italiani in Svizzera negli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo. Questi emigrati, provenienti da ambienti contadini e meridionali profondamente diversi da quelli di arrivo, tendevano a interpretare i propri disagi secondo le categorie della cultura magico-religiosa alla quale appartenevano. Se, ad esempio, si innamoravano di donne svizzere senza essere ricambiati e il loro sentimento continuava, credevano fermamente di essere vittime di “fatture” e tendevano, quindi, ad attribuire ciò che essi provavano a cause esterne di tipo magico. Gli autori illustrano il caso di Alfredo S., un uomo originario della Puglia, convinto di essere vittima di un “filtro d’amore”. Per risolvere il problema, l’uomo consulta una maga del suo paese, ma con scarso esito. Al di là dell’esito, tuttavia, è interessante notare la mantica pareidolica usata dalla maga:
… prima del ricovero in clinica era frettolosamente partito per l’Italia ed era andato a una maga al suo paese. In sua presenza la maga ha versato olio santo e acqua benedetta in un catino, ha mescolato il tutto prima in un senso e poi nell’altro, ha afferrato Alfredo e gli ha detto «guarda qui dentro, questa è la donna che ti ha fatto la fattura». Effettivamente ha visto un viso, sia pure sfocato. La maga gli ha dato dell’olio, che conteneva ossa macinate di morti, il paziente doveva frizionarsi con quell’olio le parti deboli facendovi sopra una croce (p. 116).
È facile riscontrare in questo breve brano tutte le caratteristiche della pareidolia mantica: una forte credenza di tipo magico-religioso che orienta la percezione dell’uomo “imponendogli” di vedere nella mistura liquida della maga “esattamente” il volto di chi ha praticato la fattura, seppure sfocato. Richiamo l’attenzione soprattutto sull’aggettivo “sfocato”: le forme assunte dall’olio nell’acqua sono interpretate da Alfonso S. come un volto dotato di senso. Ciò contribuisce a rafforzare la sua credenza, a dispetto dell’esito infelice della contro-fattura. Questa forma di mantica ha un nome tecnico che è “lecanomanzia” ed è ancora oggi diffusa in certi ambienti. In tutti questi casi, fra l’altro, è spesso inutile “smontare” la credenza dell’affatturato. Egli non farà altro che erigere ulteriori barriere difensive e potrete addirittura correre il rischio di passare per “complice” della fattucchiera. Le vie delle credenze sono infinite. Come e più di quelle di un dio.