In Italia, il tema della droga e della tossicodipendenza è stato affrontato soprattutto in un’ottica medica, moralistica o psicologico/psichiatrica. Ancora non sufficienti sono le interpretazioni di stampo sociologico e, in particolare, di tipo costruttivistico, che tendono cioè a vedere la droga come un oggetto sociale “costruito” dagli stessi attori sociali, dagli “esperti”, dai professionisti e dagli stessi tossicodipendenti. Eppure, il modo di considerare la droga non è stato sempre il medesimo. Nel corso del tempo, si è passati da una prospettiva sociale tollerante nei confronti delle sostanze psicoattive, come alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento, periodo in cui persone rispettabilissime e di classe media acquistavano le loro droghe dalle farmacie all’angolo della strada senza per questo essere stigmatizzate o incriminate, a periodi come il nostro, dominato dal verbo proibizionista, che vede nella droga un male assoluto e nel drogato un pericoloso malato e delinquente da curare e punire. Queste trasformazioni sono avvenute in seguito a precisi avvenimenti e all’affermarsi di precisi modi di vedere il mondo di cui spesso non si sa molto.
Il mio ultimo volume, da poco disponibile in libreria, intende rimediare parzialmente a questa lacuna conoscitiva, proponendo un approccio eminentemente sociologico alla questione droga e alla tossicodipendenza, sia ricostruendo le tappe principali dei cambiamenti sociologici che hanno riguardato la droga dalla seconda metà dell’Ottocento agli anni Sessanta del XX secolo, sia offrendo per la prima volta al lettore italiano la traduzione di alcuni articoli e saggi che hanno animato la discussione sociologica sull’argomento. Si tratta di due articoli classici del sociologo americano Alfred Lindesmith, il primo probabilmente a proporre una teoria esclusivamente sociologica del fenomeno della tossicodipendenza: “A Sociological Theory of Drug Addiction” (1938) e “Dope Fiend Mythology” (1940). A questi si aggiungono l’articolo, citatissimo, del medico americano Robert Schless, “The Drug Addict” (1925), e due articoli divulgativi che contribuirono tantissimo a sostenere una certa visione della droga negli anni Venti e Trenta del XX secolo: “Negro Cocaine ‘Fiends’ New Southern Menace” (1914) di Edward Huntington Williams e “Marijuana, Assassin of Youth” (1937) di Harry Jacob Anslinger e Courtney Ryley Cooper, probabilmente l’articolo che più di tutti ha contribuito ad alimentare il panico morale nei confronti della droga nel XX secolo.