Una delle caratteristiche più salienti dell’“infodemia” da Covid-19 (termine con il quale l’OMS intende «un eccesso di informazioni – in parte accurate in parte no – che fa sì che gli individui abbiano difficoltà a trovare fonti affidabili e indicazioni attendibili al momento del bisogno») è quella che io definisco “polifonia di contraddizioni”, espressione con cui mi riferisco alla ridda di voci sul tema del coronavirus, anche autorevoli in teoria, ma in perenne conflitto tra loro, che è spesso dato di sentire nel corso di programmi televisivi o radiofonici o di leggere in quotidiani e riviste del momento.
Questa polifonia genera, come è ovvio, un profondo caos cognitivo negli ascoltatori/spettatori/lettori, che è spesso responsabile dell’adesione dei cittadini a teorie complottiste o a credenze in spericolate fake news. Infatti, più si è incerti, più si tende a credere a ogni frammento di informazione perché dietro ogni fonte, per quanto incoerente, potrebbe celarsi la verità.
La situazione ricorda il noto meccanismo del “doppio legame” in cui una persona, vincolata a un’altra in un rapporto di vitale importanza, riceve due messaggi distinti, ma contrastanti, e non ha la possibilità di opporsi criticamente alla contraddizione che ne scaturisce tanto che, se sceglie un messaggio, si trova in contrasto con l’altro e non riesce a distinguere tra i diversi modi di comunicazione con conseguente negazione delle sue percezioni.
Un esempio alquanto clamoroso di tale “polifonia di contraddizioni” è dato dall’articolo di «Repubblica» del 20 dicembre scorso, riprodotto nell’immagine qui sopra. L’articolo è una intervista all’immunologo Andrea Cossarizza sulla mutazione del virus verificatasi recentemente in Inghilterra, che sembra destare qualche preoccupazione anche in Italia.
Come è evidente dal confronto tra le parole cerchiate dell’articolo, Cossarizza afferma, da un lato, che «le mutazioni, per quanto relativamente rare, sono inevitabili», dall’altro ricorda, più avanti, che «è normale che un virus muti». Esposto a un articolo del genere, il lettore attento non può fare a meno di domandarsi: «Ma, insomma, le mutazioni dei virus sono rare o normali?». La contraddizione è ancora più evidente in quanto la fonte è la medesima: non si tratta, cioè, di due immunologi in disaccordo tra loro, ma dello stesso immunologo che dice una cosa e il suo contrario nel giro di poche parole.
Di esempi del genere ce ne sono tantissimi. È comune, leggendo un quotidiano, cartaceo o online, imbattersi in titoli catastrofisti (“Contagi in aumento”) seguiti da sottotitoli in controtendenza (“L’RT scende sotto il livello critico”) con conseguenze devastanti sulla psiche dei lettori.
Sarebbe, forse, il caso di segnalare queste combinazioni letali che passano, per lo più, sotto silenzio. Per non parlare dei continui scontri tra “esperti” di ogni tipo, più impegnati a propagandare opinioni e profezie personali (puntualmente rilanciate dai media di massa) che a diffondere dati affidabili (che risulterebbero ostici al grosso pubblico).
L’infodemia costituisce il vero problema di questo periodo, ma è noto che conflitti e contraddizioni fanno parlare e attirano audience, soprattutto se conditi da “parolacce tra luminari”.
Il risultato è che il pubblico non ci capisce nulla. Ma almeno – vuoi mettere? – si diverte!