È pericoloso avere a che fare con il Diavolo. Nel 1790, un disgraziato di nome André Dubuisson fu rinchiuso nella Bastiglia con l’accusa di averlo evocato. Sotto il regno di Carlo I, il soldato Thomas Browne fu incriminato dal tribunale del Middlesex per aver «perfidamente, diabolicamente e criminalmente stipulato un patto con uno spirito empio e malvagio, in base al quale il medesimo Thomas Browne, entro dieci giorni dalla morte, avrebbe consegnato l’anima al medesimo spirito empio e malvagio» allo scopo di ottenere un reddito netto di £ 2.000 l’anno. Thomas fu giudicato non colpevole. Nel 1682 tre persone furono impiccate a Exeter, e, nel 1712, altre cinque furono impiccate a Northampton per stregoneria e negozio illegale con il diavolo, il quale venne raffigurato come un individuo scuro in volto, di fibra sulfurea, con le corna di un vecchio caprone, gambe da satiro, lunga coda sgradevole e la sconsiderata disponibilità a procacciarsi qualunque individuo, presumibilmente non per denaro. Mi propongo di considerare l’argomento esclusivamente da un punto di vista biblico, essendo il Diavolo cristiano una istituzione biblica. Parlo del Diavolo cristiano perché anche altre religioni hanno i loro Diavoli, e vorrei evitare ogni confusione. Ritengo con franchezza che nessuna delle altre religioni abbia un Diavolo così diabolico come quello dei cristiani.
È questo l’incipit di Qualche parola sul diavolo, uno degli scritti di Charles Bradlaugh, contenuti nell’antologia, appena pubblicata dalla Casa Editrice Diderotiana di Torino, dal titolo In difesa dell’ateismo e altri scritti. Attivista politico inglese, ateo, liberale, fondatore della National Secular Society, editor del «National Reformer», rivista destinata a divenire un vessillo del libero pensiero, Charles Bradlaugh (1833–1891), finora incredibilmente inedito in Italia, ebbe un ruolo di primo piano nell’ateismo e nel libero pensiero contemporanei. La sua attività di politico, agitatore, attivista, divulgatore, oratore e polemista ne fece uno degli uomini più discussi e controversi in Gran Bretagna alla fine dell’Ottocento. Eletto più volte in Parlamento fu costretto a rinunciare al mandato per il suo rifiuto a giurare sulla Bibbia, allora obbligatorio, sino a che riuscì a far approvare la legge che consente ancora oggi a tutti gli eletti dal popolo di prestare giuramento senza una bibbia in mano. Questo, che può sembrare un comportamento scontato e banale oggi, fino a circa un secolo fa non lo era e fu grazie alle battaglie di Bradlaugh che la politica divenne più laica
In questo libro, da me tradotto e curato, alcune delle più belle orazioni sui temi dell’ateismo e della critica illuminata alla religione di uno dei più grandi pensatori della laicità.
Bonus: l’originale inglese di A Few Words about the Devil, uno dei testi tradotti nell’antologia.