Della battaglia di Waterloo del 18 giugno 1815 sappiamo tante cose. Sappiamo che le armate anglo-prussiane comandate dal duca di Wellington e dal maresciallo von Blücher sconfissero l’esercito di Napoleone. Sappiamo che tale sconfitta segnò il tramonto dell’epoca napoleonica. Sappiamo che fu una battaglia estremamente sanguinosa e che morirono almeno 20.000 soldati dell’una e dell’altra parte. Sappiamo che è una delle battaglie più studiate dagli storici, che ne hanno esaminato in maniera certosina fasi, tattiche, strategie ed errori.
Ciò su cui aleggia ancora un certo grado di incertezza è che fine abbiano fatto i cadaveri dei soldati uccisi e delle carcasse di animali morti con loro.
Alla domanda ha cercato di rispondere l’archeologo britannico Tony Pollard (2021) con l’articolo “These spots of excavation tell: using early visitor accounts to map the missing graves of waterloo”, pubblicato sul Journal of Conflict Archaeology (vol. 16, n. 2, pp. 75-113) nel 2021.
Secondo Pollard, le ossa dei cadaveri – umani e animali – di Waterloo furono progressivamente e illegalmente dissotterrate tra il 1834 e il 1860 per essere adoperate dall’industria saccarifera belga come filtri per raffinare e sbiancare lo zucchero. Una parte dei resti sarebbe stata utilizzata anche per essere trasformata in fertilizzante.
Pollard basa le proprie conclusioni sull’analisi degli scritti – memorie, articoli, lettere, testimonianze artistiche – dei primi visitatori del campo di battaglia di Waterloo dopo il 18 giugno 1815. Il luogo, infatti, può essere considerato uno dei primi ad essere stato interessato da quello che oggi chiameremmo dark tourism, ossia un turismo motivato dal desiderio di esplorare località dove sono accaduti fatti o eventi macabri e sanguinosi. Gli scritti non forniscono solo informazioni utili a comprendere il destino di tanti corpi abbandonati sul luogo, ma servono anche da guida dei luoghi di sepoltura dei cadaveri.
Secondo l’archeologo britannico, quasi 2.000 tonnellate di ossa umane e animali furono disseppellite dal campo di Waterloo e vendute all’industria saccarifera. Se si pensa che in Belgio l’ultima fabbrica del settore chiuse nel 1860, quando non ci furono più ossa di soldati da portare in superficie, non è esagerato dire che buona parte dei profitti conseguiti dai proprietari dell’industria saccarifera fu dovuta solo alla disponibilità delle ossa dei caduti in battaglia.
Di tutto questo, naturalmente, i consumatori finali di zucchero furono tenuti completamente all’oscuro. Se avessero saputo qual era la fonte del loro dolce alimento, è probabile che sarebbero inorriditi e avrebbero costretto alla chiusura le fabbriche.
Si è proprio tentati di dire che il sistema capitalistico si regge cinicamente sulla morte, per quanto violenta, degli esseri umani, oltre che, come insegna Marx, sul loro incessante sfruttamento.