I suicidi sono eventi tragici. La notizia di un suicidio ci avvilisce più di un colpo allo stomaco ed è difficile, anche per il più cinico dei sociologi, parlarne freddamente in termini di tendenze o di statistiche. Detto questo, vorrei brevemente soffermarmi su un aspetto del fenomeno che spesso viene sottaciuto: l’uso del suicidio come espediente retorico per mostrare questo o quell’assunto. Tale uso è evidente nei due casi di cui sto per parlare. Il primo è quello dei cosiddetti “suicidi per ragioni economiche”, di cui ho già parlato qui, il secondo quello dei suicidi dei contadini indiani in seguito all’introduzione in India di un tipo di cotone OGM.
Come ricordo nel mio recente 101 falsi miti sulla criminalità, nel 2012 destarono grande scalpore le dichiarazioni di alcune note personalità, tra cui Antonio Di Pietro e Mario Monti, secondo cui la crisi economica che attanagliava il mondo sarebbe stata responsabile di un aumento clamoroso dei suicidi tra disoccupati e imprenditori in Italia. Molti diedero per scontato che ciò fosse vero, ma i dati dicevano cose molto diverse. Mettendo insieme dati ISTAT e dati di altri fonti, si ottiene il seguente quadro che testimonia di alcune oscillazioni nel periodo 2005-2014, ma certo non un’epidemia.
Del resto, l’Italia è ancora oggi considerata statisticamente un paese con bassa incidenza di suicidi rispetto ad altri, come ricorda il sito di Hic Rhodus al quale rimando per uno splendido articolo sulla stessa lunghezza d’onda. Bisogna, infine, ricordare che imputare un suicidio a ragioni economiche o ad altre è difficilissimo e nessuno può avere certezze al riguardo come ricorda anche l’ISTAT.
Il secondo mito suicidario riguarda la notizia, rimbalzata molto in rete e ripetuta ancora oggi come vera da attivisti come Vandana Shiva, secondo cui l’introduzione della coltivazione del cotone OGM Bt in India, rendendo impossibile ai contadini locali onorare i debiti contratti con le multinazionali fornitrici di questo tipo di cotone, avrebbe causato una epidemia di suicidi: addirittura 250.000 in 15 anni, una cifra enorme. Si tenga presente che, come scrive Dario Bressanini in questo articolo, secondo la letteratura scientifica “l’introduzione, nel 2002, del cotone Bt in India ha portato in media ad aumentare le rese, ad aumentare la produzione nazionale, a diminuire l’uso di pesticidi con benefici per l’ambiente e la salute degli agricoltori e, cosa importante, ad aumentare il reddito medio dei contadini”. Come si spiegherebbero dunque i suicidi? In realtà, come fa notare lo stesso Bressanini, la somma comprende tutti i suicidi di contadini indiani in 15 anni, indipendentemente dalle cause, e cominciando a contare dal 1995, mentre l’introduzione dei semi OGM è avvenuta nel 2002 e nei primi anni ha riguardato solo una minima parte di contadini. L’epidemia di suicidi a causa degli OGM è dunque solo una bufala. La verità è che: “1) la rapida crescita dei suicidi è precedente all’introduzione del cotone Bt. 2) I suicidi raggiungono l’apice in un momento in cui la coltivazione di cotone Bt era ancora al 5% del totale. 3) Vi è un trend di diminuzione dei suicidi negli anni successivi, contemporaneo all’aumento delle superfici coltivate a cotone Bt, e all’aumento delle superfici a cotone in generale”. Un bel pasticcio, insomma, che non impedisce al fronte contrario agli OGM di continuare a strombazzare queste cifre false per sostenere le proprie argomentazioni.
Se ogni suicidio è tragico, indipendentemente dalle motivazioni e dai numeri, è tragico anche l’utilizzo dei dati sul suicidio per scopi di parte, anche perché fa leva sull’inevitabile impatto emotivo che questo tipo di informazioni hanno su chi legge o ascolta. Ottenendo un enorme effetto persuasivo. Dal quale dobbiamo a tutti i costi guardarci.