A furia di sentirne parlare si ha la tentazione di credere che sia vero. Del resto, in Italia, il “Piano Kalergi” è entrato a far parte dei discorsi pubblici di personaggi noti, come il leader della Lega Matteo Salvini, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, Daniela Santanché, Claudio Messora (già responsabile della comunicazione del Movimento 5 Stelle), il filosofo Diego Fusaro, onnipresente su carta, in radio e in televisione, il cantante Povia, il giornalista convertito al cristianesimo Magdi Allam e uno stuolo di militanti di destra, sovranisti, nazionalisti, negazionisti (dell’Olocausto e non solo); tutti convinti che sia in atto un “chiaro” piano di sostituzione della popolazione europea con masse migranti di africani e asiatici, disposte alla più completa docilità nei confronti delle volontà di fantomatiche élite mondiali, ansiose di rafforzare il loro potere disciplinare sui popoli d’Occidente. Insomma, la finalità del piano sarebbe sostituire la “fiera” popolazione autoctona europea con etnie meticce e imbelli per governare meglio.
Per i suoi sostenitori e propagatori, il “piano” è “evidente” e “noto a tutti” e trova piena conferma nei continui, “incontrollati” sbarchi di migranti e richiedenti asilo, la cui condotta sarebbe motivata non da fame, stenti, siccità, carestie, guerre o “semplice” desiderio di migliorare la propria esistenza, ma da una mano invisibile, guidata dagli immancabili Soros e Gates, oltre che dagli ineffabili banchieri che tirano le fila dell’Unione Europea o, almeno, delle migrazioni mondiali.
In realtà, i summenzionati raramente pronunciano il nome di Kalergi, preferendo glissare sulle fonti delle loro “conoscenze” e alludere vagamente a un sinistro piano di sostituzione etnica, ma l’origine di tutto è proprio in Richard Nikolaus von Coudenhove-Kalergi (1894-1972), filosofo conservatore di padre austriaco e madre giapponese (quindi meticcio egli stesso), convinto sostenitore di una Europa senza frontiere e senza alcuna differenza etnica, una Pan-Europa da contrapporre ai nazionalismi più esagitati e mediocri, una unione politica ed economica di tutti gli stati europei che superasse i limiti della Società delle Nazioni (1919) voluta dal presidente statunitense Woodrow Wilson.
In realtà, però, anche questa filiazione diretta è sbagliata e basta leggere i due testi principali di Kalergi – Paneuropa (1923) e Idealismo pratico (1925) – per rendersene conto.
In Italia, i due volumi sono stati tradotti qualche anno fa dall’editore Il Cerchio e basterebbe, dunque, consultarli per capire gli orientamenti politici dell’autore e, soprattutto, verificare se in essi vi sia qualche riferimento a un qualche programma del tipo di cui cianciano i vari Fusaro e Salvini.
Tuttavia, a dispetto di ogni elementare verifica delle fonti, gli assertori del piano Kalergi non sanno che farsene delle opere del filosofo austriaco-giapponese e fanno propria la mediazione interpretativa di un militante dell’estrema destra austriaca, ammiratore di Hitler, già condannato per aver negato l’Olocausto, tale Gerd Honsik (1941-2018), il quale, in un libro farneticante, intitolato Addio Europa (2005), astraendo, decontestualizzando anacronisticamente e deturpando gli scritti di Kalergi, fa di questi un machiavellico pianificatore demografico che avrebbe ispirato o sedotto le élite contemporanee, mostrando, fra l’altro, una lungimiranza incredibile considerando che i testi del filosofo risalgono a poco dopo la fine della Prima guerra mondiale, quando la questione dell’immigrazione non era certamente rappresentabile nei termini che oggi conosciamo.
In rete circola il seguente passo di Honsik, a cui i complottisti di tutto il mondo si avvinghiano per comprovare le proprie tesi. È probabile incidentalmente che nessuno di essi abbia mai letto per intero Addio Europa (come naturalmente non hanno mai letto le opere di Kalergi), limitandosi a maneggiare la citazione internettiana come un’arma bianca a riprova che la “verifica delle fonti” è un esercizio critico che i cospirazionisti, in particolare quelli più strepitanti, non amano per nulla.
Ecco il passo:
Kalergi proclama l’abolizione del diritto di autodeterminazione dei popoli e, successivamente, l’eliminazione delle nazioni per mezzo dei movimenti etnici separatisti o l’immigrazione allogena di massa. Affinché l’Europa sia dominabile dall‘élite, pretende di trasformare i popoli omogenei in una razza mescolata di bianchi, negri e asiatici. A questi meticci egli attribuisce crudeltà, infedeltà e altre caratteristiche che, secondo lui, devono essere create coscientemente perché sono indispensabili per conseguire la superiorità dell‘élite.
Eliminando per prima la democrazia, ossia il governo del popolo, e poi il popolo medesimo attraverso la mescolanza razziale, la razza bianca deve essere sostituita da una razza meticcia facilmente dominabile. Abolendo il principio dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge e evitando qualunque critica alle minoranze con leggi straordinarie che le proteggano, si riuscirà a reprimere la massa.
Davvero Kalergi ha pensato, detto e scritto tutto questo? Davvero voleva “l’abolizione del diritto di autodeterminazione dei popoli”, “l’eliminazione delle nazioni”? Davvero, attribuiva ai meticci “crudeltà, infedeltà e altre caratteristiche” che li renderebbero facilmente dominabili?
Leggiamo il seguente brano, tratto da Idealismo pratico:
L’uomo di campagna è principalmente un prodotto dell’endogamia, quello di città è meticcio.
I genitori e gli antenati del contadino solitamente provengono dalla medesima regione scarsamente popolata; quelli del nobile dal medesimo ristretto ceto elevato. In entrambi i casi, gli antenati hanno tra loro legami di sangue e perciò sono per lo più fisicamente, psicologicamente e spiritualmente simili tra di loro. Per questa ragione trasmettono in eredità i tratti comuni, le tendenze del volere, le passioni, i pregiudizi, le inibizioni in grado aumentato ai loro figli e discendenti. I tratti essenziali che si generano da tale endogamia sono: fedeltà, pietà, senso della famiglia, spirito di casta, resistenza, caparbietà, energia, mediocrità, potere del pregiudizio, carenza di oggettività, ristrettezza di vedute. Qui una generazione non costituisce variazione del passato, bensì semplicemente una sua ripetizione: in luogo dell’evoluzione si manifesta la conservazione.
Nella grande città s’incontrano popoli, razze, diversi stati sociali. Normalmente l’uomo di città è un miscuglio dei più diversi elementi sociali e nazionali. In lui le proprietà caratteriali contrastanti, i pregiudizi, le inibizioni, le tendenze volitive e le Weltanschauungen dei suoi genitori e antenati sono annullate o quantomeno reciprocamente mitigate. Di conseguenza i meticci spesso coniugano mancanza di carattere, assenza di inibizioni, debolezza della volontà, volubilità, assenza di pietà e infedeltà con oggettività, poliedricità, vivacità mentale, libertà dai pregiudizi e ampiezza di vedute. I meticci si differenziano sempre dai loro genitori e dai loro antenati; ogni nuova generazione è una variazione della precedente, nel segno dell’evoluzione oppure della degenerazione.
L’uomo che è frutto dell’endogamia è un uomo con una sola anima, il meticcio è un uomo dalle molte anime. In ogni individuo i suoi antenati sopravvivono come elementi della sua anima: se si assomigliano tra di loro essa è unitaria, uniforme; se tendono a differenziarsi l’uomo è poliedrico, complesso, differenziato.
[…]
L’endogamia rafforza il carattere ma indebolisce lo spirito, il meticciato indebolisce il carattere ma rafforza lo spirito. Laddove endogamia e meticciato si incontrano sotto felici auspici generano il più alto tipo umano che unisce il carattere più forte con lo spirito più acuto. Laddove endogamia e meticciato si incontrano sotto infelici auspici, creano tipi degenerati con un debole carattere ed uno spirito ottuso.
L’uomo di un lontano futuro sarà meticcio. Le razze e le caste odierne cadranno vittime del crescente superamento di tempo, spazio e pregiudizio. La razza futura eurasiatico-negroide, esteriormente simile agli antichi egizi, sostituirà la molteplicità dei popoli con una molteplicità di personalità. Poiché secondo le leggi dell’ereditarietà la diversità dei discendenti cresce con la diversità dei progenitori, l’uniformità con l’uniformità dei progenitori. Nelle famiglie endogamiche tutti i figli si assomigliano l’un l’altro: poiché tutti rappresentano il comune tipo della famiglia. Nelle famiglie meticce i figli si differenziano maggiormente l’uno dall’altro: ognuno costituisce una nuova variazione degli elementi genitoriali e progenitoriali divergenti.
L’endogamia genera tipi caratteristici, il meticciato genera personalità originali. Il precursore degli uomini planetari del futuro nell’Europa moderna è il russo come meticcio slavo-tartaro-finnico; poiché esso è quello che tra tutti i popoli europei ha una minore componente razziale pura, è lui il tipico uomo dalle molteplici anime, dall’anima ampia, ricca e onnicomprensiva. Ai suoi massimi antipodi troviamo il britannico insulare, l’uomo altamente endogamico e dalla singola anima, la cui forza risiede nel carattere, nel volere, nell’unilaterale, nel particolare. A lui l’Europa deve il suo tipo più chiuso e completo: il Gentleman (von Coudenhove-Kalergi, R. N., 2018, Idealismo pratico, Il Cerchio, pp. 38-40).
Il confronto tra quanto scritto da Kalergi e quanto interpretato da Honsik è impietoso.
Nessun riferimento a genocidi di cittadini europei, a piani di sostituzione, élite mondiali golpiste e masse imbelli di migranti. Al contrario, il meticcio descritto da Kalergi possiede assenza di inibizioni, assenza di pietà e infedeltà oggettività, poliedricità, vivacità mentale, libertà dai pregiudizi e ampiezza di vedute, tutte caratteristiche che mal si conciliano con una sua presunta inclinazione alla docilità disciplinare. Addirittura, il precursore di tale figura è il “russo come meticcio slavo-tartaro-finnico” e non certamente l’africano o l’asiatico, mentre la futura razza eurasiatico-negroide non è affatto una razza di imbelli facilmente manipolabili, ma la conseguenza inevitabile dei processi di urbanizzazione, modernizzazione e “mescolanza” che già all’epoca si intravvedevano in Europa. Non solo. Stando alla descrizione di Kalergi, sarebbero più soggiogabili i popoli endogamici, essendo fedeli, pieni di pregiudizi, mediocri e ristretti di vedute che quelli meticci.
Aggiungo che, nel passo appena citato, Kalergi si limita a descrivere delle linee di tendenza a partire da alcune categorie interpretative – l’uomo di campagna e l’uomo di città; endogamia e meticciato; paganesimo e cristianesimo – piuttosto semplicistiche e facilmente criticabili, ma tipiche di certi scrittori conservatori dell’epoca. Peraltro, la lettura di Idealismo pratico è, almeno a mio modesto parere, poco stimolante. È probabile che, senza la mediazione distorcente di Honsik e dei complottisti attuali, i testi di Kalergi sarebbero da tempo nel dimenticatoio o al più sarebbero ricordati da pochi studiosi di nicchia. Del resto, come afferma un commentatore, «Honsik ovviamente non perde troppo tempo a dimostrare oltre la sua tesi, al di là dell’estrazione di frasi scelte dal libro citato, le sue “prove” si limitano all’elenco dei potenti frequentati da Kalergi, tutti parte del big complotto e, visto che è morto nel 1976, all’elenco di quanti hanno poi ricevuto l’omonimo premio Coudenhove-Kalergi, che viene assegnato alle personalità che si spendono per l’Europa e che quindi è stato incassato proprio dai politici europei che più si sono distinti per il progetto dell’Unione, cosa si vuole di più?».
Ciò che la vicenda Kalergi ci insegna, piuttosto, è come sia facile creare una “credibile” teoria del complotto rimasticando fonti remote (contando sul fatto che nessuno andrà a consultarle), distorcendole, manipolandole e dandole in pasto a “credenti” affamati di “prove” che sostengano le proprie tesi razziste, complottiste, sovraniste.
Perché il punto qui non è ricercare la verità, ma fare incetta di qualsiasi fantasia in grado di alimentare le proprie farneticazioni. È il trionfo del bias di conferma: l’esporsi solo alle informazioni che accreditano il proprio punto di vista, anche se sono fragili, precarie, false. E allora non importa che Honsik dica il falso. L’importante è che sia uno di noi e che dica quello che noi vogliamo sentirci dire. Il resto non conta. E chi non è d’accordo fa parte del complotto e, quindi, ne conferma l’esistenza. Non si sfugge al circolo vizioso del cospirazionismo. Per questo il piano Kalergi ha ancora tanti estimatori. Ne hanno bisogno, anche se non c’è un briciolo di verità nella tesi della sostituzione etnica.