Guardate attentamente il passaporto che vi mostro qui sopra. Si tratta del passaporto di un cittadino – nome e cognome sono stati opportunamente anneriti per questioni di privacy – che, nel 1998, lo ha usato per viaggiare in Germania, Austria, Svizzera. E con questo, direte voi? Al giorno d’oggi, tutti usano i propri passaporti per viaggiare nel mondo. Certo. Ma non tutti, per viaggiare, utilizzano passaporti … falsi. E sì. Perché il passaporto che vedete è inesorabilmente, indubitabilmente falso. Nonostante questo, il suo possessore è riuscito a muoversi attraverso i confini nazionali disinvoltamente senza che nessuno scoprisse nulla. Almeno fino a quando non è stato beccato all’aeroporto di Zurigo da un efficientissimo funzionario.
Che cosa lo ha tradito? Non certo i piccoli segni di sicurezza visibili ai raggi ultravioletti in forma di piccole chiavi. Quelli sono perfetti. Nemmeno il sigillo di autenticità impresso più volte e circondato da scritte che assicurano la sua validità. Anche quello è perfetto. E allora, come si fa a capire che questo passaporto è falso? Occorre dotarsi di sofisticati macchinari rivelatori della truffa? Non proprio. La verità è palese agli occhi di tutti, ma non tutti sono in grado di coglierla. Nemmeno molti funzionari aeroportuali. E pensare che sono addestrati a questo!
Ricordate il famoso racconto di Edgar Allan Poe La lettera rubata? Si tratta di un racconto in cui bisogna trovare una importantissima lettera che non si trova, nonostante minuziosissime ricerche. Alla fine, si scopre che la lettera era sempre stata davanti agli occhi di tutti, senza essere vista, solo appena mimetizzata. Un classico della criminologia letteraria.
Che cosa c’entra il passaporto con la lettera di Edgar Allan Poe? C’entra e come! Esaminate bene il documento in questione? Da dove viene il nostro impostore? Dalle British Honduras. Che però non esistono! Il genio di questa truffa, evidentemente un fanatico dello scrittore americano, ha utilizzato la stessa strategia per muoversi da un posto all’altro in Europa senza essere scoperto. Scommetto che non ci avevate pensato! Nemmeno io, per questo. E pensare che è la cosa più evidente del passaporto. Non c’è nulla da dire: a volte la verità è troppo palese perché possiamo vederla.
Dimenticavo di dirvi che la foto del passaporto è tratta dal bel libro di Valentin Groebner, Storia dell’identità personale e della sua certificazione, pubblicato dalla casa editrice svizzera Casagrande (p. 231).