Il 24 febbraio 1981, una donna bianca americana di 27 anni viene aggredita in casa da un individuo armato che la stupra dopo averla bendata. La donna, pur avendo solo intravisto brevemente il suo assalitore, identifica in Kirk Odom, fermato dalla polizia, il suo assalitore. L’identificazione è avvalorata dal ritrovamento di frammenti di capelli sulla camicia da notte della vittima che, secondo un “esperto”, combaciano con quelli di Odom. In seguito a tali prove, Odom viene condannato per stupro da una giuria. Dopo aver trascorso 22 anni in carcere e 8 in libertà vigilata (parole), l’analisi del DNA rivela la sua estraneità al crimine.
L’opinione pubblica vuole che le scienze forensi – le scienze hard per eccellenza – siano infallibili per definizione. Del resto, film, telefilm, trasmissioni televisive di vario genere non fanno altro che ribadirlo in ogni momento, tanto che l’inoppugnabilità dei test del DNA, delle impronte digitali, dell’analisi dei capelli ecc. è diventata praticamente luogo comune.
Nel 2010, la National Academy of Sciences degli Stati Uniti pubblica un rapporto intitolato Strengthening Forensic Science in the United States le cui conclusioni sono molto severe nei confronti della validità scientifica di esami come quello dei segni di morsi, degli schizzi di sangue, delle striature sui proiettili, dei già citati test delle impronte digitali e dell’analisi dei capelli. In particolare, il rapporto denuncia l’estrema variabilità in termini di efficienza, personale, certificazione e accreditamento esistente tra le strutture che si occupano di scienze forensi:
«Troppo spesso», continua il rapporto, «esse sono prive di adeguati programmi di istruzione, generalmente non rispettano gli standard obbligatori di qualità basati su ricerche ed esperimenti rigorosi, non posseggono requisiti certificati né seguono programmi di accreditamento» (p. 14). Inoltre, «tranne che per l’analisi del DNA […], nessun metodo forense si è dimostrato rigorosamente in grado di individuare, in maniera coerente e con un elevato livello di sicurezza, un rapporto tra le prove e un dato individuo o fonte» (p. 7).
Le conclusioni del rapporto americano sono sconcertanti: come è possibile che le prove “scientifiche” di cui Criminal Minds e CSI vantano continuamente l’infallibilità siano invece fallibili? La scienza non è, di per sé, rigorosamente esatta?
Ho affrontato questo e altri temi nel mio ultimo libro 101 falsi miti sulla criminalità al quale vi rimando per saperne di più.
Buona lettura.