Nei primi giorni di settembre, a conclusione di un infuocato calciomercato, una dichiarazione dell’attaccante svedese Zlatan Ibrahimovic, in forza alla squadra francese del Paris Saint-Germain, fa discutere giornali sportivi e appassionati di calcio italiani. Il calciatore, che aveva già giocato per il Milan dal 2010 al 2012, era stato accostato per tutta l’estate alla sua ex squadra, ma alla fine era rimasto in Francia. Il 2 settembre, intervistato dal quotidiano svedese «Aftonbladet», rilascia la seguente dichiarazione che viene così trascritta dal sito di «Tuttosport»:
Il mio futuro è sempre stato in mano di Mino Raiola [il procuratore]. Mi fa piacere che molte squadre siano interessate a me, è un complimento, vuol dire che sto facendo bene. Il Milan? So che erano un po’ disperati… Fenerbahce, Galatasaray [Squadre di calcio turche]? Dovreste parlarne con Mino, è lui che si occupa degli interessi degli altri club, io mi sono riposato quest’estate.
Anche altri siti parlano di Milan “disperato”: da quello della «Repubblica» a quello del «Corriere dello Sport» (che titola addirittura “Ibra, che legnata! «Il Milan era disperato»”) a quello della «Gazzetta dello Sport» (“«Felice a Parigi, al Milan erano un po’ disperati…»”).
Il Milan, dunque, come una banda di desperados per il no del calciatore svedese? In realtà, come fa notare la linguista e traduttrice Licia Corbolante dalle pagine del suo blog, le cose non stanno esattamente così:
La notizia era tradotta dall’inglese e la frase incriminata, “AC Milan were desperate to sign me”, rivela che i giornalisti italiani si sono fatti ingannare da due falsi amici.
In inglese l’aggettivo desperate condivide il significato italiano di disperato (in preda alla disperazione, che esprime disperazione, senza speranza), in particolare se usato in funzione attributiva: desperate migrants, a desperate case. Implica avversità già manifestate […].
In funzione predicativa, desperate può invece essere un falso amico: non indica disperazione ma smania, desiderio o bisogno intenso di avere o fare qualcosa, ad es. I’m desperate for the loo, devo assolutamente andare in bagno, e AC Milan were desperate to sign Ibrahimovic, lo volevano a tutti i costi. In questa accezione desperate fa riferimento a qualcosa che non è ancora avvenuto.
Ibrahimovic, dunque, che peraltro è noto per comportamenti e dichiarazioni talvolta eccentrici, non ha affatto offeso il Milan, come pure traspare dai titoli sopra riportati. Non ci sono “legnate” o altri abusi linguistici. Il calciatore voleva solo dire che la dirigenza della squadra rossonera le aveva tentate tutte pur di averlo. Purtroppo la scarsa conoscenza dell’inglese ha giocato brutti scherzi ai giornalisti italiani e ha dato la stura a una polemica che – seppure di breve durata – non aveva ragione di essere. Basta consultare le pagine web dei quotidiani citati dedicati alla vicenda per rendersi conto di come i tifosi del Milan (e di altre squadre) non l’abbiano presa bene. Reazione che poteva essere evitata consultando un banale dizionario bilingue.