In diversi miei post precedenti (questo il più recente), ho messo in evidenza come intercettazioni male eseguite o travisate abbiano comportato l’incarcerazione di persone innocenti. L’intercettazione non è solo uno strumento investigativo, ma un vero e proprio genere letterario con le sue retoriche, le sue norme di interpretazione, i suoi esiti pragmatici; esiti dalle conseguenze potenzialmente drammatiche, soprattutto se basati su errori e incomprensioni.
Un esempio di intercettazione male interpretata sembra sia accaduto nel caso Cerciello Rega. Mi riferisco all’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, avvenuto a Roma la notte tra il 25 e il 26 luglio scorso. Come è noto, del fatto sono stati incriminati due giovani americani Lee Finnegan Elder e Gabriel Christian Natale Hjorth i quali hanno però sostenuto di aver aggredito il carabiniere perché convinti che fosse uno spacciatore con cattive intenzioni nei loro confronti.
Gli investigatori hanno ribattuto che i due statunitensi conoscevano perfettamente l’identità dell’ucciso e hanno chiamato in causa il contenuto di diverse intercettazioni relative ad alcune conversazioni degli stessi, dalle quali emergerebbe una versione diversa da quella da loro sostenuta.
È notizia di questi giorni che i difensori di Lee Finnegan Elder hanno denunciato errori e omissioni nelle traduzioni delle intercettazioni. In particolare, in una conversazione in cui Elder riferisce di un dialogo con la madre, l’americano afferma: «When I called mom and told her… police station and they’re saying I killed a cop». Questa frase può essere tradotta: «Quando ho chiamato mamma e le ho detto… stazione di polizia e dicono che ho ucciso un poliziotto». Sembra, però, che il perito addetto alla traduzione abbia reso la frase in questo modo: «Ho chiamato casa dicendo di aver fatto la decisione sbagliata colpendo un poliziotto». Insomma, una sorta di confessione, dalle conseguenze potenzialmente disastrose per il giovane.
Indipendentemente da come finirà questa storia, è auspicabile che essa non sia condizionata da errori di traduzione. Certo, non stiamo parlando di stabilire l’innocenza dei due americani, i quali hanno ucciso Mario Cerciello Rega al di là di ogni dubbio. Resta, però, il fatto che, ancora una volta, una parola tradotta male potrebbe avere conseguenze terribili in un’epoca in cui, come forse mai in passato, le parole hanno una rilevanza pragmatica straordinaria nella vita delle persone.